Successo, eccesso e progresso
🍀 Perbacco! #60 - Come si esce dalla ruota per ritrovare equilibrio con noi stessi e tra noi stessi
Viviamo delle vite basate sul risultato, sulla misurazione di quello che facciamo per arrivare a qualcosa che dovrebbe essere il “successo”.
Dove ci ha portato questo modo di pensare ed agire? Siamo intrappolati dentro una ruota che gira? Possiamo ridefinire il significato di progresso?
Io sono Antonio Di Bacco, aiuto le aziende a ottenere risultati migliori tramite strategie di marketing efficaci e sostenibili e questa è una nuova puntata di Perbacco! - la newsletter che parla di sostenibilità, etica e strategie d’impresa.
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Oggi la newsletter arriva con un po’ di ritardo per motivi che non c’entrano con il lavoro e che hanno in qualche modo influenzato anche la scelta del tema principale di oggi.
Non so se ci aiuta a riflettere su quello che ci accade intorno e su come ci sentiamo noi. Se vuoi, fammi sapere cosa ne pensi con un commento.
Buona lettura.
Risultato vs esperienza
L’idea di misurare quello che riusciamo a fare è una costante di tutto il percorso di vita, a partire da quello scolastico.
Poche settimane fa una studentessa italiana che ora frequenta un master in Danimarca, mi ha raccontato quanto fosse ora diversa la sua esperienza di studio rispetto a quando era in Italia.
L’aspetto esperienziale, il livello di coinvolgimento, il tipo di rapporto tra chi insegna e chi studia, la faceva sentire molto più a suo agio, meno stretta dentro un sistema volto a misurare la performance, sacrificando la relazione che può essere parte dell’apprendimento stesso.
E’ sempre stata brava, ma ora se la godeva di più e probabilmente imparava meglio. Meno ossessione per il risultato, maggiore capacità di esprimere sé stessa.
Le attitudini personali, le singole esperienze, il carattere di ogni persona, incidono nel proprio percorso, ma al di là di questo ci sono degli elementi di sistema che spesso non dipendono solo dai singoli, né dai ruoli che ricoprono, che siano alunne o professori.
Prendo spunto qui di seguito dalle parole di Charles Eisenstein (scrittore e speaker) e Kasper Benjamin Reimer Bjørkskov (scrittore e consulente attivista) per una riflessione su quella che potremmo definire l’Era del Potere.1
La ricerca dell’efficienza
La civiltà moderna è improntata alla incessante ricerca di efficienza.
Quanto si può realizzare per unità di tempo o per euro?
E’ un calcolo che richiede un numeratore quantitativo e un denominatore. Richiede una metrica. Pertanto, non ci dice nulla sui risultati che non possiamo quantificare o misurare.
Io stesso, che ho studiato prima ragioneria e poi economia aziendale, sono un indomito misuratore: budget aziendali e casalinghi, risultati tennistici e percorrenze chilometriche. Nulla sfugge alla (mia) legge dei numeri.
Ma più passa il tempo e più mi rendo conto di quanto sia importante ciò che non è misurabile. Non a caso ho iniziato a fare meditazione da un po’ di tempo a questa parte, cosa impensabile per me fino a poco tempo fa.
Scrive Eisenstein:
Quando orientiamo la nostra società all'efficienza, produciamo sempre di più il misurabile, mentre l'incommensurabile, il qualitativo e le cose che non pensiamo di misurare svaniscono.
Abbagliati dall'abbondanza quantitativa, forse non siamo in grado di vedere ciò che è andato perduto, ma possiamo sicuramente percepirne l'assenza.
Stiamo vivendo una crisi di significato. Non si tratta solo di una crisi climatica, economica o politica, ma una crisi che va al cuore della nostra esistenza.
Ci siamo abituati a credere che più complessità, più tecnologia e più crescita risolveranno i problemi che abbiamo di fronte, continuando a ragionare con gli stessi schemi che ci hanno portato qui.
Sono quelli basati sull'accumulo, l'estrazione ed il controllo.
Il surplus e l'espansione della ruota di Lotka
Ogni sistema vivente è vincolato dall'energia.
Alfred J. Lotka, un matematico e biofisico americano del XX secolo, studiò i sistemi biologici e sviluppò modelli matematici per descrivere la crescita delle popolazioni e l’uso dell’energia negli ecosistemi.
Il concetto di "ruota di Lotka" descrive come l'accumulo di energia determini l'espansione della vita, influenzando evoluzione, ecosistemi e civiltà.
Nella storia umana, l'immagazzinamento di energia in surplus, iniziato con l'agricoltura, sfruttando il sole e accumulando provviste, ha permesso la creazione di insediamenti permanenti, città, specializzazioni e gerarchie sociali.
Questo ciclo di innovazione ha portato alla Rivoluzione Industriale, dove l'uso di combustibili fossili ha ampliato enormemente la nostra capacità di accumulare energia, ma ha anche innescato dinamiche di sfruttamento, il distacco dal lavoro, dalla comunità e dai sistemi viventi che ci sostengono e la disconnessione dalla natura.
Le società moderne, dominate dalla logica dell’accumulazione, hanno trasformato la crescita in un imperativo, rendendoci prigionieri di un sistema che impone un’espansione continua a scapito del benessere collettivo.
Come si fa ad uscire da questo ciclo?
Il punto, secondo Bjørkskov, non è rifiutare il progresso, ma ridefinire il significato di progresso.
Piuttosto che cercare di accumulare sempre più surplus, dobbiamo orientarci verso una cultura che dia priorità alle relazioni, alla reciprocità e alla sufficienza rispetto all'estrazione e all'espansione.
Ciò richiede (cito sempre Bjørkskov):
Ridefinire il valore - abbandonare l'accumulo materiale come misura del successo per passare a un modello che valorizzi il benessere, le relazioni e l'equilibrio ecologico
Resistere alla scarsità artificiale - Riconoscere che molte delle scarsità che sperimentiamo (abitazioni, cibo, risorse) sono create artificialmente per mantenere i sistemi di accumulazione
Ricostruire la resilienza della comunità - Rafforzare i sistemi locali di sostegno, cooperazione e pratiche rigenerative
Riequilibrare il pensiero analitico e intuitivo - Ripristinare la connessione tra ragione e intuizione, tra conoscenza e saggezza, tra mente e mano

Sono solo idee utopistiche?
Oppure ridurre la nostra dipendenza dai sistemi estrattivi, ci permette di non perdere il progresso e di recuperare la vera scelta?
Quando usciamo dalle strutture di potere che dettano le nostre scelte, riscopriamo ciò che ci appaga davvero: la connessione, la presenza e l'appartenenza.
Il mondo non deve essere unicamente organizzato intorno alla competizione e al controllo, ma può essere costruito sulla reciprocità, sulla cura e sulla sufficienza.
Una visione che è molto più vicina ai concetti di economia circolare e non più lineare, alla simbiosi industriale più che a semplici distretti.
Non si tratta di tornare indietro, ma di andare oltre
La moderna economia dell'attenzione, quella che viviamo e subiamo ogni giorno tramite i media (specie quelli che passano dal nostro telefono), non si limita a riflettere le nostre preferenze, ma le plasma.
Le piattaforme digitali sfruttano le emozioni umane più forti, in particolare la paura e la rabbia, per generare coinvolgimento e aumentare il tempo di visualizzazione e l'interazione, oltre che i propri profitti.
Se quello che vediamo e leggiamo continuamente è deciso da un algoritmo predefinito, alla fine le percezioni che abbiamo diventeranno la realtà.
Il concetto di “verità” diventa relativo. Lo sanno bene molti politici sulla cresta dell’onda.
Preso atto di questi meccanismi, possiamo però usarli per cambiare lo stato delle cose.
La paura e la rabbia non sono intrinsecamente distruttive, ma sono strumenti evolutivi per la sopravvivenza e la trasformazione. Nel corso della storia, i movimenti per la giustizia hanno sfruttato queste emozioni per guidare l'azione.
Possiamo incanalarle strategicamente in azioni che coltivino valori di cura, responsabilità e solidarietà.
Hackerare l’algoritmo
Invece di permettere passivamente alla tecnologia di dettare ciò che cattura la nostra attenzione, possiamo creare attivamente sistemi che incoraggino le persone a intraprendere azioni significative verso una trasformazione positiva.
Bjørkskov suggerisce alcuni modi pratici per farlo:
Creare comunità che normalizzino il comportamento pro-sociale, la partecipazione collettiva alla generosità, alla cura e all'aiuto reciproco.
Recuperare l'economia dell'attenzione per rendere l'impegno pro-sociale altrettanto attraente o avvincente.
Incorporare la trasformazione basata sull'azione nell'educazione. Anziché limitarsi a insegnare i valori in astratto, i sistemi educativi dovrebbero dare priorità all'apprendimento esperienziale, facendo in modo che gli studenti agiscano per primi sui valori in modo che diventino abitudini radicate.
Per smantellare la morsa del potere non basta la sola intelligenza, ma occorre la saggezza collettiva che nasce dall'azione condivisa.
Riconoscendo la nostra interdipendenza, trasformiamo la competizione in cooperazione e il controllo in connessione, permettendo alla vita, nel suo senso più ricco, di prevalere.
Leggendo quanto scritto da Bjørkskov mi è tornata in mente una citazione dal film Into the wild, ispirato dalle vicende di Christopher McCandless, un ragazzo statunitense che appena laureato decise di fuggire in solitudine da un sistema in cui non si riconosceva.
All’interno dell’autobus che diventò la sua casa in Alaska, lasciò un messaggio che è anche un monito:
Felicità è vera soltanto se condivisa.
Forse è proprio dalla condivisione, dall’unione, dalla cooperazione, dall’apprendimento basato sull’esperienza che possiamo ripartire per vivere meglio noi, nel posto in cui siamo. Senza neanche dover traslocare su Marte.
Auto di Carnevale
Negli USA alcuni proprietari di Tesla stanno ribattezzando le loro auto per protestare contro il ruolo di Elon Musk all'interno dell'amministrazione Trump. Qualcuno dice che lo fanno anche per proteggersi da atti di vandalismo.
In ogni caso sembrano camuffate talmente bene da sembrare vere Audi, Mazda o Honda.
Le mimose?
“Simboliche, carine, ma non cambiano nulla.”
Parto da questa citazione presa da un post su LinkedIn2 di per ricordare che domani 8 marzo è la Giornata internazionale per i diritti delle donne, ma che “uscirsene con un “Buona festa della donna” non è l’idea migliore.”
Sarebbe meglio cogliere l’occasione per avvicinarsi al femminismo con curiosità e senza giudizio.
Un anno fa avevo ricordato la figura di Maria Montessori.
È tutto per questo numero di Perbacco! Se vuoi parliamone nei commenti.
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Lo spunto per questo articolo è arrivato principalmente da quanto pubblicato il 6 marzo 2025 da Kasper Benjamin Reimer Bjørkskov su Illuminem.com
Puoi leggere per intero il post di Roberta Zantedeschi a questo link.
Grazie per la menzione 🙏