Nostalgia nostalgia canaglia
👨🏻💻 Perbacco! #5 - Archeoplastica dal mare, strategie di marketing e le tentazioni di un vecchio robot
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Cos’hanno in comune un vasetto di yogurt Yomo, un flacone di Nelsen Piatti e un robot giocattolo di Goldrake?
Sono tra i reperti raccolti sulle spiagge italiane dal progetto Archeoplastica.
Nato per sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento da plastica, nel corso degli anni Archeoplastica ha ormai accumulato centinaia di reperti che finiscono spiaggiati sulle coste italiane dopo anni a fluttuare tra le onde dell’Adriatico e del Mediterraneo. Flaconi di creme solari in commercio oltre 50 anni fa, palloni marchiati con il logo dei mondiali di Italia ’90, coppette di gelato del ‘72, tutti prevalentemente di plastica, con rare eccezioni come lattine di Fanta in alluminio, pezzi giganti di polistirolo, scarpe da ginnastica.
Su Instagram Archeoplastica ha 270.000 followers, su TikTok 162.000, ma il progetto ha avuto grande visibilità anche in tv e sui giornali, sia italiani che stranieri.
Lo sforzo di ricostruire e raccontare le storie che si celano dietro agli oggetti che dopo un lungo viaggio vengono raccolti in spiaggia, ha appassionato molti curiosi.
Un mare di plastica
Da quando nel 1997 lo skipper Charles Moore scoprì la Great Pacific Garbage Patch (grande chiazza di immondizia del Pacifico), una discarica galleggiante di dimensioni gigantesche costituita da plastiche microplastiche di vario genere, le iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica, l’industria, i governi a ridurre l’uso della plastica si sono moltiplicate.
Solo per citarne alcune, nel 2010 un catamarano denominato Plastiki, costruito con 12.500 bottiglie di plastica, ha attraversato l’Oceano Pacifico, da San Francisco a Sidney. Più recentemente è partito il progetto The Ocean Cleanup, che raccoglie grandi masse di rifiuti galleggianti tramite sistemi a forma di "U" che si spostano liberamente nell’Oceano Pacifico per concentrare la plastica verso un punto centrale, da cui viene poi estratta da navi ausiliarie e portata sulla costa per procedere al riciclo.
I risultati sono incoraggianti, ma non è certo questa la soluzione. Per ripulire i nostri mari è necessario cambiare le abitudini di consumo, entrare nel cuore del problema e delle persone.
Il mare restituisce tutto, anche i ricordi
Il progetto di Archeoplastica ha qualcosa di diverso. Riesce a sensibilizzare migliaia di persone perché in fondo in quei rifiuti c’è un mare di ricordi.
Nel Goldrake affiorato dalle acque si rivive il passato da bambini, tra cartoni in tv e battaglie intergalattiche. Nei flaconi di detersivi di epoche passate si cela il ricordo di pubblicità che oggi sarebbero improponibili (“...con Nelsen Piatti li vuol lavare lui!"). Nel pallone di Italia ‘90 si rivivono le notti magiche di un Mondiale vissuto con un trasporto eccezionale.
In una parola, è la nostalgia a far scattare in noi l’interesse e la partecipazione nel raccontare le storie di quegli oggetti che sono anche le storie della nostra famiglia, del paese in cui viviamo, dell’immaginario collettivo di quegli anni.
E’ un meccanismo ben conosciuto anche nel mondo della comunicazione.
Nostalgia marketing
Si chiama proprio nostalgia marketing quella strategia volta a suscitare interesse, creare un senso di appartenenza al brand e stimolare le vendite di prodotti che rievocano i grandi successi del passato.
Levi’s nelle sue collezioni strizza spesso l’occhio a chi subisce il fascino dei capi vintage. Nel 2021 ha lanciato la campagna “Buy Better, Wear Longer” (Compra meglio, indossa più a lungo), enfatizzando gli sforzi fatti per produrre dei jeans più ecologici. Onitsuka Tiger offre l’Ecobember Pack, la linea di scarpe da ginnastica “ecologiche” che comprende modelli iconici - Mexico 66, GSM e Tiger Corsair - rinnovati con materiali ecocompatibili, pelle riciclata e suole ricavate da gomma recuperata da altre produzioni.
In fondo il vintage fa figo e ci sono ragioni scientifiche a supporto. In neuropsichiatria la nostalgia è considerata un desiderio di un passato idealizzato dove non c’è posto per le emozioni negative, adeguatamente rimosse dal nostro cervello.
Nostalgia non fa ancora rima con sostenibilità
Anche facendo leva sulla nostalgia, le aziende cercano di comunicare efficacemente il loro impegno per la sostenibilità e l'ambiente, ma sulla plastica siamo ancora lontani da azioni concrete che seguono grandi promesse.
I report pubblicati da Greenpeace e quello recentissimo di #Breakfreefromplastic, mostrano che le 3 aziende più inquinanti sul pianeta per i rifiuti plastici (Coca-Cola, PepsiCo e Nestlé), hanno addirittura aumentato l’immissione sul mercato di bottiglie e contenitori in plastica (200.000 bottiglie al minuto solo da Coca-Cola!). E questo nonostante le promesse di impegno per la riduzione dell’impatto ambientale e le grandi sponsorizzazioni, spesso molto criticate.
Le bottiglie di Coca-Cola hanno ora il tethered cap, il tappo che rimane attaccato alla bottiglia in modo da favorire il riciclo dell’intera confezione ed evitare la dispersione di plastica nell’ambiente, ma mancano ancora azioni più incisive.
In Norvegia esiste da tempo un sistema di deposito a cui la stessa Coca-Cola ha dovuto aderire come tutti i produttori di bevande. E’ talmente efficace da aver consentito nel 2021 il recupero e riciclo del 92,3% di tutte le bottiglie di plastica e lattine di alluminio.
Il sistema è molto semplice. Il governo impone una tassa ambientale a tutti i produttori di bottiglie di plastica. Più i produttori riciclano, più la tassa si riduce. Il consumatore invece paga una cauzione di 0,20 o 0,30€ a seconda del formato, che gli torna indietro quando restituisce la bottiglia tramite un distributore automatico o allo sportello dove l'hanno acquistata.
Ancor meglio sarebbe limitare gli imballaggi monouso e spostarci verso alternative basate sul riuso e su processi basati sull’Economia Circolare (ne ho parlato nella puntata #3 di Perbacco!), ma quando si vuole, i metodi efficaci per risolvere problemi complessi si trovano.
Il Grande Mazinga che ho vicino a me sulla scrivania mi guarda perplesso. Grato di non essere finito in mare come qualche suo coetaneo, ha la tentazione di scagliare il boomerang che porta sul petto per salvare le sorti del pianeta. Ma serve pazienza. Nei giorni di Sanremo la nostalgia è ancora canaglia.
👓 Spunti e appunti
A proposito di revival, il Sony Walkman, lanciato nel 1979 realizzando vendite per oltre 400 milioni di unità, è stato appena rilanciato dalla casa madre con un nuovo modello, stavolta nelle vesti di lettore di streaming ad alta risoluzione.
A proposito invece di mare ed ecosistemi marini, il libro di Danilo Zagaria “In alto Mare - Paperelle, ecologia, Antropocene” (Add Editore) riesce a tratteggiare accuratamente con spunti, racconti e qualche dato scientifico, i grandi temi che riguardano la salvaguardia delle acque terrestri e di chi ci vive.
Nella prima puntata di Perbacco! avevo approfondito il tema della sostenibilità nel calcio. I tifosi inglesi lo scorso weekend hanno avuto la possibilità di segnare “green goals” e far guadagnare punti alla loro squadra del cuore. (Euronews)
Catturare la CO2 dall'aria in modo affidabile e permanente è una sfida per molte aziende. Una startup statunitense sta sperimentando un nuovo metodo più economico per farlo attraverso rocce calcaree. (FastCompany)
🎈E per finire in leggerezza…
Una foto del mare di Favignana con sullo sfondo l’isola di Levanzo, nell'arcipelago delle Egadi, in Sicilia. Ricordo di averla scattata respirando a pieni polmoni, a ridosso delle vecchie cave di tufo battute dal vento. Aria di mare (pulito).
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Chi sono
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