Circolare o non circolare. Questo è il problema
🧔🏻 Perbacco! #3 - Come prenderci cura del nostro pianeta e cambiare colore al nostro futuro
Ciao! Sono Antonio Di Bacco, un consulente di Marketing e Comunicazione che aiuta le aziende a crescere adottando soluzioni innovative e sostenibili nel tempo, anche per il nostro pianeta. In questa newsletter troverai spunti e riflessioni su società, economia, marketing e comunicazione nell’era del cambiamento climatico. Buona lettura!
Nel salotto di casa mia ormai da tempo campeggia con orgoglio Rocco.
In piena pandemia, mangiato il frutto di un avocado, infilzai con tre stecchini il suo seme e lo misi in un vasetto d’acqua. Volevo capire se poteva rinascerne qualcosa, forse perché in quel periodo ogni segno di vita e resilienza sembrava ancor più prezioso.
In tre anni Rocco è cresciuto fino a raggiungere gli attuali 136 cm. Lo chiamai così proprio per la sua manifesta prepotenza di crescere, visto che tra i significati del nome c’è anche quello celtico “di alta statura". Ha delle foglie di un verde brillante con delle nervature gialle che parlano di climi esotici.
Col passare degli anni ho cambiato il mio rapporto con quelli che definiamo rifiuti. A guardarli bene non sono rifiuti, ma materiali. A volte biologici come il seme di un frutto, altre volte tecnici come la batteria di un telefono.
Proprio i materiali e la relazione che abbiamo con essi sono una delle priorità indicate dal Circularity Gap Report 2023, il report annuale appena pubblicato da Circle Economy, organizzazione che lavora per favorire e accelerare la transizione verso l'economia circolare. Il dato più eclatante che viene fuori dal report è che l'economia globale è ora circolare solo per il 7,2% e sta peggiorando di anno in anno, a causa dell'aumento dell'estrazione e dell'uso di materiali. Era 9,1% nel 2018, poi 8,6% nel 2020 e ora è sceso al 7,2%.
Cosa significa questo dato? Che i materiali secondari che vengono riciclati nell'economia globale rappresentano solo il 7,2% di tutti gli input materiali nell'economia. Il problema non è dovuto semplicemente al fatto che non riusciamo a riciclare di più, ma anche all'aumento dell'estrazione di materie prime vergini e al fatto che stiamo impiegando sempre più materiali in stock come strade, case e beni durevoli.
Ma facciamo un passo indietro.
Cosa significa economia circolare?
Quando voglio far capire questo concetto faccio sempre ricorso a questa semplice illustrazione:
L’economia lineare si caratterizza per i suoi 3 passaggi chiave: prendi - produci - smaltisci. Si parte dalle materie prime, si costruisce il prodotto che viene consumato per poi essere smaltito. L’economia globale è tuttora fondata su questo processo lineare che in tutti i passaggi manifesta la sua inefficienza, non solo per l’economia, le aziende, i consumatori, ma anche per il pianeta.
L’economia del riciclo si fonda invece sul recupero degli scarti attraverso la conversione dei rifiuti in materiale riutilizzabile. E’ un processo che interviene alla fine del ciclo di vita lineare di un prodotto.
L’economia circolare si fonda sull’idea che la progettazione debba prevedere fin dall’inizio il riutilizzo, la riparazione e rigenerazione sia di prodotti che di materiali, proprio per evitare in primo luogo la creazione di rifiuti e inquinamento.
Lo stato di salute del nostro pianeta
Proprio perché abbiamo basato la nostra economia e le nostre abitudini di consumo sul modello di economia lineare, viviamo nell'era dell'overshoot, cioè del sovrasfruttamento del pianeta e dello sforamento di molti indicatori che tracciano lo stato di salute del nostro pianeta.
Abbiamo ampiamente sforato i limiti di concentrazione di CO2 nell’atmosfera, sfruttato all’eccesso il suolo e alterato i cicli dell'azoto e del fosforo a causa di agricoltura intensiva, gestito inadeguatamente le acque reflue, usato eccessivamente i combustibili fossili, rilasciato sostanze nocive per l’ambiente, provocando l’acidificazione degli oceani e la perdita di molte specie uniche del pianeta.
L’unica notizia positiva è che il famoso buco dell’ozono si sta gradualmente riducendo grazie alle normative adottate negli ultimi decenni che hanno bandito le sostanze più nocive per l’atmosfera.
Come se ne esce?
Fortunatamente esiste un modo per rimediare al danno provocato: adottare i principi di economia circolare in modo da invertire la rotta su quegli indicatori che ora sono ampiamente in rosso.
Per farlo dovremmo applicare i principi chiave dell’economia circolare, vale a dire: limitare, rallentare, rigenerare, rimettere in circolo.
Limitare (narrow): usare meno
Concretamente significa ad esempio ridurre l'uso di materiali ed energia nelle costruzioni, ridurre il consumo di carne da allevamenti intensivi e l’acquisto di vestiario fast-fashion, muoversi con mezzi a zero emissioni o minor impatto ambientale.
Rallentare (slow): usare più a lungo
Progettare prodotti e infrastrutture garantendone una maggiore durata e la loro riparabilità, così da mantenere i materiali in uso il più a lungo possibile e ridurre così la domanda di nuovi materiali e l’estrazione di risorse primarie.
Rigenerare (regenerate)
Eliminare gradualmente i materiali e i processi pericolosi o tossici, sostituendoli ad esempio con pratiche agricole rigenerative (passando dai fertilizzanti sintetici a quelli organici) e massimizzando al contempo la quota di biomasse che entrano nei flussi di economia circolare.
Riciclare (cycle)
Riciclare e riutilizzare i materiali al loro massimo valore, massimizzando il volume di materiali secondari che rientrano nell'economia e riducendo al minimo la necessità di nuovi materiali primari.
Un'economia circolare globale ci consentirebbe di soddisfare i bisogni di tutte le persone viventi sulla Terra con solo il 70% dei materiali che ora estraiamo e utilizziamo, riportando l'attività umana entro i limiti di sicurezza del pianeta.
Le ricette per agire fin da subito non mancano. Per adottarle c’è bisogno dell’impegno e della collaborazione di tutti: governi, industria, noi cittadini e consumatori che con le nostre scelte possiamo decidere quale colore vogliamo dare al nostro futuro.
Il rosso dell’emergenza o il verde della speranza.
Rocco, per sua natura, ha già espresso nettamente la sua preferenza.💚
👓 Spunti e appunti
Shit can save the World! E’ questo lo slogan di Gastona, azienda di Pordenone che produce carta igienica dal bamboo ed è 100% carbon-neutral. Tra gli abbonamenti disponibili ci sono lo Stitica**i e il Regolarissimo, calcolato in base alla tua… regolarità intestinale! Un sito che fa ca**** sul serio! 😂 (creativi coraggiosi)
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Google in passato ha affermato di aver evitato di lanciare determinati prodotti AI a causa del potenziale "danno reputazionale" ma il successo globale di Chat GTP sta provocando non pochi grattacapi a Google. (The Verge)
Se ChatGPT sta preoccupando anche te che lavori nel marketing, puoi star tranquillo, non ti ruberà il posto. A patto che tu faccia un lavoro con qualità troppo umane per un robot. (Forbes)
🎈E per finire in leggerezza…
Tra le tante curiosità e scelte peculiari compiute dai Radiohead c’è anche quella di aver chiamato W.A.S.T.E. il loro merchandising store online.
Il motivo è duplice: un omaggio al romanzo degli anni ‘60 L'incanto del lotto 49 di Thomas Pynchon, autore preferito da Tom Yorke, dove viene citato questo W.A.S.TE. come mezzo di comunicazione privata e non tracciabile dal governo, ma anche un chiaro riferimento al significato della parola inglese waste: rifiuti. Della serie: se proprio ci tenete acquistate pure il nostro merchandising, ma sappiate che per noi è del tutto superfluo.🌍
Chi sono
Mi chiamo Antonio Di Bacco e sono un consulente di Marketing e Comunicazione che aiuta le aziende a crescere adottando soluzioni innovative e sostenibili nel tempo, anche per il nostro pianeta.
Sul mio sito www.antoniodibacco.it ti racconto meglio cosa posso fare per te e la tua azienda e puoi prenotare un primo appuntamento gratuito per conoscerci meglio.
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Bellissimo episodio e molti spunti di approfondimento interessanti Antonio. Keep up the good work! ;)
Confermo che la carta igienica di bamboo funziona alla grandissima.
Per il resto assolutamente necessario ripensare i modelli di business secondo un modello non lineare. Purtroppo spesso ci vuole una spinta da grandi aziende che fanno da traino oppure da governi/enti che impongono norme più stringenti. Da questo punto di vista spero che l'Agenda UE 2030 per la Sostenibilità possa essere un buon punto di inizio.