Dalla Cina con clamore
🍀 Perbacco! #58 - Filosofia e visione d'impresa del fondatore di DeepSeek
Che c’entra la cultura aziendale con l’innovazione? Quale modello d’impresa emerge dal clamoroso successo di DeepSeek?
Eccoci ad una nuova puntata di Perbacco! - la newsletter che parla di sostenibilità, etica e strategie d’impresa. Se non l’hai ancora fatto puoi iscriverti a Perbacco! qui sotto.
Io sono Antonio Di Bacco, aiuto le aziende a capire come rendere la sostenibilità un vantaggio competitivo.
Se nella scorsa puntata abbiamo parlato di Meta e dei cambi di rotta decisi dai vari CEO d’oltreoceano a proposito dei programmi di diversità ed inclusione, in questo numero andiamo ad Oriente per capire meglio quali riflessioni emergono dal rumore globale generato dal fenomeno DeepSeek. Cominciamo!
Un tecnoidealista
Liang Wenfeng, il fondatore di DeepSeek è nato nel 1985 nel villaggio di Mililing, nella provincia di Guangdong, in Cina. Un posto che negli ultimi tempi pare sia diventato un'attrazione turistica proprio perché ha dato i natali all’uomo salito ultimamente agli onori della cronaca globale.
I suoi genitori erano entrambi insegnanti di scuola primaria. Lui non ha mai nascosto la sua predilezione per la tecnologia: prima una laurea e poi un master in informatica ed ingegneria delle comunicazioni.
Nel 2015 ha creato l’hedge fund High Flyer, un fondo comune di investimento privato dove ha cominciato ad utilizzare l'intelligenza artificiale nelle proprie strategie di trading.
Poi nel 2023 apre DeepSeek come laboratorio costola dell’hedge found, con lo scopo ultimo di sviluppare un'intelligenza artificiale generale (AGI), in grado di eguagliare l'intelligenza umana.

Nelle poche interviste che ha rilasciato ad alcune testate tecnologiche cinesi,1 ha fatto capire quali sono i suoi ideali su cui ha plasmato gli aspetti tecnici e quelli comunicativi della sua creatura DeepSeek:
Negli ultimi trent'anni in Cina abbiamo enfatizzato solo il fare soldi trascurando l'innovazione.
L'innovazione non è sempre guidata dal business, richiede anche curiosità e desiderio di creare. Siamo solo vincolati da vecchie abitudini ma questo è legato a una particolare fase economica.
Siamo abituati a pensare alla Cina e ai cinesi come a dei gran lavoratori, ma sempre con la tendenza a copiare dagli altri, a replicare modelli e prodotti occidentali per farne copie a più basso prezzo.
Liang Wenfeng e i 132 giovani colleghi che ha radunato nella sua azienda (meno di un quinto di OpenAI), vogliono cambiare paradigma.
Provengono tutti dalle più prestigiose università del Paese, tutti talenti completamente locali con poca o nessuna esperienza nel campo della ricerca e dello sviluppo. Il timore è che personale esperto abbia "un bagaglio troppo grande, senza la spinta a innovare".
Non vogliono più essere quelli che prendono una tecnologia creata negli USA per farne una copia economica cinese, ma creare da zero una nuova architettura, basata su principi diversi e da cui deriva un cervello artificiale migliore dei precedenti. Essere i leader tecnologici e non più rincorrere gli altri.
L’approccio
Una delle caratteristiche più distintive di DeepSeek è la sua modalità di elaborazione delle risposte. Ha dimostrato di saper affrontare compiti di ragionamento complessi grazie a un approccio a catena di pensiero, come viene chiamato, simile a quello utilizzato da chat GTP ma nuovo a causa di alcune particolarità.
L'azienda ha adottato un'architettura chiamata Mixture-of-Experts (MOE), che distribuisce il lavoro tra diverse "expertise" specializzate in vari aspetti del problema da risolvere.
Invece di utilizzare un unico modello per elaborare tutte le informazioni, l'architettura MOE divide il carico di lavoro tra più esperti, ciascuno dei quali si concentra su una parte specifica dei dati.
E’ come se prendessimo un gruppo di esperti, ognuno con una propria specializzazione, per risolvere un problema complesso. Invece di metterli tutti assieme in una stanza per trovare una soluzione, dividiamo gli esperti in piccoli gruppi e li facciamo lavorare in parallelo e solo se ce n’è bisogno.
Questo approccio non solo migliora la qualità dell’elaborazione, ma offre anche un’efficienza computazionale superiore, riducendo la latenza (il ritardo nella risposta) e il consumo energetico. Un gran risultato, specie se consideriamo l’impatto elevato dell’AI in termini energetici.
Curiosamente, questi sviluppi sono stati trainati anche dai limiti e dalle difficoltà imposte dagli USA (Trump! Ci senti?).
Uno dei maggiori ostacoli che DeepSeek ha dovuto affrontare è stato l'embargo statunitense sull'export di chip avanzati, come quelli prodotti da Nvidia, verso la Cina. Restrizioni che l’hanno portata a cercare soluzioni alternative, trasformando le difficoltà in opportunità per innovare.

La filosofia culturale
Un'altra caratteristica distintiva di DeepSeek è la decisione di rilasciare il proprio codice in open source, rendendolo accessibile a tutti.
Come ha spiegato Liang Wenfeng:
“L'open source è più un comportamento culturale che commerciale".
Per i talenti tecnici dell'azienda, vedere altri che seguono e migliorano le loro innovazioni è una fonte di grande soddisfazione. Guadagnarsi il rispetto degli esperti della Silicon Valley che guardano alla propria creatura come l’oggetto più all’avanguardia in questo momento sul mercato, è di per sé una vittoria.
Secondo Liang, di fronte alle tecnologie disruptive, quelle che fanno realmente la differenza nella storia, il solco creato con codici chiusi, per cui ogni azienda difende le proprie creazioni, è temporaneo e destinato ad essere poco efficace.
Nemmeno l'approccio del codice chiuso di OpenAI, ha detto, può impedire ad altri di recuperare terreno.
E’ per questo che DeepSeek ha invece deciso di ancorare il proprio valore non al prodotto ma al suo team.
I nostri colleghi, ha raccontato, crescono attraverso questo processo. Accumulano know-how e formano un'organizzazione con una cultura capace di innovare continuamente e guadagnarsi il rispetto e l’ammirazione anche da chi solitamente li guarda dall’alto in basso.
Un po' di nazionalismo, un po' di orgoglio ingegneristico.
La stessa struttura organizzativa di DeepSeek è molto orizzontale. Meno gerarchia, più responsabilizzazione, creatività e scambio di idee.
Un ecosistema collaborativo, in cui la condivisione delle conoscenze accelera lo sviluppo di nuove tecnologie.
Una visione di lungo periodo
Il successo di DeepSeek non è frutto del caso, ma il risultato di una precisa strategia del governo cinese, che già dal 2017 ha identificato l'intelligenza artificiale come una priorità nazionale.
L’obiettivo è diventare il leader mondiale nel campo dell'AI entro il 2030, tramite investimenti massicci in ricerca e sviluppo, formazione di una forza lavoro qualificata e creazione di un ecosistema che favorisca la collaborazione tra università, istituti di ricerca e aziende.
DeepSeek è il frutto di questa visione di lungo periodo, che ha permesso alla Cina di competere alla pari con gli Stati Uniti in un settore chiave come l'intelligenza artificiale.
Tra gli effetti collaterali ci sono i noti problemi di censura che DeepSeek ha evidenziato quando si parla di eventi storici su cui proprio il governo cinese vuole controllare la narrazione (Tienanmen in primis).
Non possiamo neanche escludere che in futuro la volontà di controllo governativo o la necessità di maggiori capitali per accedere a migliori risorse tecnologiche, portino a cambiamenti considerevoli all’interno di DeepSeek.
Specie se l’obiettivo finale è la corsa all’AGI, cioè l’Artificial General Intelligence che eguaglia o supera le capacità cognitive umane, serviranno molte risorse tecnologiche e ingenti capitali. Grandi aziende cinesi come Alibaba acquisiranno quote di DeepSeek come Microsoft ha fatto con OpenAI?
Per ora possiamo dire che in un mondo in cui la competizione spesso prevale sulla collaborazione, DeepSeek dimostra che la condivisione delle conoscenze, la collaborazione e una visione di lungo periodo possono portare a risultati eccezionali, che scuotono i mercati finanziari e mettono in serio pericolo il predominio tecnologico (e geopolitico) americano.
Grazie a chi ha già fornito spunti interessanti su Perbacco! rispondendo a qualche breve domanda. Bastano meno di due minuti e compilandolo avrai ripagato i sacrifici che comporta un progetto (gratuito) del genere.
Villette con vista mineraria
Con il rischio crescente di inondazioni estreme dovute al cambiamento climatico, nel Kentucky è in atto un piano per trasferire centinaia di sopravvissuti alle inondazioni su terreni a più alta quota.
Sono ex miniere a cielo aperto, ora trasformate in quartieri residenziali, offrendo nuove opportunità di sviluppo urbano ed economico. Aree che però presentano sfide significative: il suolo instabile aumenta il rischio di frane e inondazioni, mentre la mancanza di infrastrutture adeguate limita il potenziale di crescita.
La sfida è bilanciare esigenze economiche e tutela ambientale, garantendo soluzioni che rispettino la sicurezza, la qualità della vita e gli ecosistemi locali. 2
La copertina dell’articolo sul New York Times rende tutto più esplicito.
Riso a basse emissioni
Il riso, insieme alle mucche, è tra i principali responsabili delle emissioni di metano derivanti dall’agricoltura, ma una nuova varietà di riso sembra capace di abbattere queste emissioni.
Il problema deriva da vari fattori: sostanze secrete dalle radici del riso, caratteristiche del terreno e, soprattutto, abbondanza di microrganismi che producono o consumano metano nelle risaie.
Il team di Anna Schnurer della Swedish University of Agricultural Science ha testato prima in laboratorio e poi sul campo un nuovo riso derivato dall’incrocio di diverse qualità, che combinate sono capaci di ridurre le emissioni. Una scoperta rilevante se pensiamo all’aumento della popolazione e dei conseguenti consumi di riso.3
È tutto per questo numero di Perbacco! Una puntata come sempre scritta con il cuore. Lo stesso ❤️ che puoi cliccare giù in fondo se ti è piaciuta questa puntata. Puoi anche condividerla con chi potrebbe apprezzarla.
Ho tratto alcuni spunti per scrivere questo episodio dalla puntata 109 del podcast Altri Orienti di Simone Pieranni, dalla newsletter The Future Normal di Henry Coutinho-Mason e dall’articolo dedicato a Liang Wenfeng da parte di Rainews.
Delle ex miniere nel Kentucky ha scritto il New York Times.
Del riso a basse emissioni ha scritto La Repubblica.
Ecco, l'impatto del riso non l'avevo mai calcolato. Grazie Antonio.
Bellissimo numero, grazie per il reportage su Deepseek (e grazie per aver detto "numero" e non "episodio" della newsletter 😄)