Respiriamo l’aria... è la primavera
🍀 Perbacco! #63 - Dispositivi smart, politiche urbane e l’aria che si respira
È primavera già da qualche settimana, ma continuano gli alti e bassi tra caldo e piogge.
Proprio le piogge di questi giorni, specie al nord, danno tregua a nasi colanti e occhi gonfi di chi come me soffre di allergia da pollini.
Ma presto torneremo a farci una domanda: che aria stiamo respirando?
Negli ultimi anni, il tema della qualità dell’aria è uscito dal perimetro delle conferenze sul clima per entrare, letteralmente, nelle nostre case.
Oggi lo affrontiamo con purificatori smart, filtri HEPA, sensori e dispositivi da frigorifero che promettono cibi più freschi e nasi più sereni.
Possiamo davvero risolvere il problema dell’aria solo filtrandola in casa? E fuori, che aria tira?
Io sono Antonio Di Bacco, aiuto le aziende a ottenere risultati migliori tramite strategie di marketing efficaci e sostenibili e questa è una nuova puntata di Perbacco! - la newsletter che parla di sostenibilità, etica e strategie d’impresa.
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Ora facciamo un bel respiro e… partiamo con il tema centrale di oggi. Buona lettura!
Aria domestica, promesse high-tech
Confesso di non essere un appassionato di dispositivi hi-tech per la casa. Alexa non mi ha mai conquistato e lo stesso vale per altri aggeggi di ultimo grido che promettono di risolvere mirabolanti problemi all’interno delle nostre mura di casa.
Ma si sa, una rondine non fa primavera.
Il mercato dei purificatori d’aria è in crescita costante. Nel 2022 valeva 14 miliardi di dollari. Entro il 2030 si stima supererà i 24 miliardi, con un tasso di crescita annuo del 7%.
Tra i Paesi in qui questo dato cresce velocemente c’è anche l’India, dove ai dati preoccupanti sull’inquinamento dell’aria, si abbinano anche l’aumento del potere di acquisto e la crescita della classe media.
Dove l’aria è un rischio quotidiano, il purificatore non è un gadget da design da sfoggiare in salotto, ma una necessità.
Non che in Europa ce la passiamo benissimo. Anche qui polveri sottili, PM10, PM2.5, NO₂ (biossido di azoto) sono ad alti livelli in molte città. Le cause? Sempre le stesse: traffico, riscaldamento domestico, industria.1
Nel vecchio continente il mercato dei purificatori d’aria è piuttosto maturo, perciò la competizione è più serrata e non basta esserci: bisogna sapersi distinguere.
Green tech
Cresce l’interesse per soluzioni integrate con la smart home, dispositivi connessi, consumi ottimizzati, materiali sostenibili.
Oggetti che fanno parte della narrazione contemporanea del benessere: “se lo puoi misurare, lo puoi controllare”. E quindi lo puoi comprare.
Tra quelli in cui mi sono imbattuto ultimamente ce n’è uno progettato per monitorare e purificare l'aria indoor, rilevando in tempo reale inquinanti come radon, polveri sottili, composti organici volatili e anidride carbonica. “Prendi fiato” si legge sul loro sito.2
Ovviamente si integra facilmente con assistenti vocali e offre controllo tramite app dal proprio telefono, così da poterlo gestire con un tocco mentre si guarda l’ultima serie tv.
Ma perché limitarsi solo all’aria di camera, salotto e cucina?
Qualche giorno fa mi ha scritto il mio vecchio amico Federico. Ha da poco comprato un piccolo purificatore da frigorifero progettato per ridurre batteri, odori e rallentare la maturazione degli alimenti.
Purificare non solo l’aria di casa, ma pure quella dentro il frigorifero.
Leggendo qualche recensione e analisi in giro, pare che i dubbi maggiori siano sulla confrontabilità dei dati che arrivano da un test di laboratorio rispetto invece all’uso effettivo che se ne farebbe a casa.
In sostanza se se so come conservare bene i cibi, usando bene contenitori, incarti e scomparti, l’utilità di questi dispositivi probabilmente si riduce.3
Io aspetto la recensione di Federico, la sua “prova su strada”, ma ci sarebbe da chiedersi anche che fine faranno poi questi apparecchi una volta arrivati a fine vita. Le componenti sono riparabili? Come si smaltiscono? Quanto incide davvero sull’ambiente?
Il rischio è quello di trasformare una buona causa in un’altra occasione di consumo e di fare della sostenibilità una scorciatoia estetica, quando invece richiederebbe lentezza, contesto, spirito critico.
In ogni caso questi dispositivi rispondono a un’esigenza reale: migliorare l’aria che respiriamo in ambienti chiusi e magari anche evitare di dover buttare via cibo avariato.
Ma la tecnologia, da sola, non basta. E forse le soluzioni vanno trovate ad un livello un po’ più alto, a monte.
Un giretto a Parigi
Se il problema della qualità dell’aria è comune a molte città europee, Parigi ha deciso di invertire la rotta.
Secondo gli ultimi dati disponibili, tra il 2007 e oggi la città ha ridotto del 50% la concentrazione di biossido di azoto (NO₂), un gas inquinante prodotto principalmente dalla combustione dei carburanti nei veicoli e negli impianti di riscaldamento, noto per i suoi effetti nocivi sulla salute.
E infatti il traffico automobilistico è sceso della metà. Quello ciclabile è aumentato del 71%. Questa immagine rende il tutto più chiaro.
Non è successo certo per magia, ma grazie a una serie di politiche coerenti: zone a basse emissioni, pedonalizzazioni, più trasporto pubblico, limiti di velocità, tariffe disincentivanti per i SUV.
Qui qualche politico nostrano potrebbe rabbrividire, ma anche la sindaca Anne Hidalgo è stata molto contestata.
Misure impopolari all’inizio, difese con ostinazione per puntare tutto sulla qualità della vita urbana. Con risultati concreti. Il traffico è diminuito, l’aria è migliorata e l’idea stessa di città si è trasformata.
La qualità dell’aria non è solo una questione tecnica. È una questione politica. E culturale.
Qualcosa si è mosso anche in una serie di città italiane, dimostrando un impegno crescente nel promuovere una mobilità più sostenibile e nel migliorare la qualità dell'aria urbana.
L’aria non è un optional
Respirare bene non può essere una scelta individuale.
Non possiamo costruirci un microclima domestico e ignorare quello che succede fuori. L’aria non si ferma alla porta di casa. Non conosce confini, né filtri HEPA.
Anche perché a soffrire di più l’inquinamento sono le fasce più fragili: bambini, anziani, chi vive in quartieri trafficati, chi ha meno risorse per “filtrare” l’ambiente.
Migliorare l’aria negli spazi chiusi è giusto, ma non sufficiente. Serve anche, e soprattutto, una visione pubblica: infrastrutture, regole, coraggio.
Nuovi dispositivi hi-tech possono essere, almeno dentro le mura di casa, un aiuto, ma la direzione non la tracciano gli oggetti.
La tracciamo noi, insieme, con scelte politiche, culturali, e con una consapevolezza più ampia di ciò che respiriamo. Dentro e fuori casa.
Poi certo possiamo sempre consolarci canticchiando quel vecchio successo di Marina Rei che fa:
Respiriamo l'aria
e viviamo aspettando primavera, nanana
Nugget dal futuro
Un team giapponese ha coltivato in laboratorio un pezzo di pollo da 11 grammi, grazie a un bioreattore che imita i vasi sanguigni umani.
Il sistema, composto da oltre 1.000 fibre cave, distribuisce ossigeno e nutrienti in modo uniforme, permettendo ai tessuti di crescere più spessi e strutturati rispetto alla carne tritata coltivata finora.
L’obiettivo? Ricreare consistenza e forma dei tagli tradizionali.
In futuro, le fibre potrebbero diventare commestibili e persino arricchite di nutrienti funzionali.
Il tutto è ancora costoso, ma con i giusti investimenti potrebbe arrivare sul mercato entro 5-10 anni. Intanto, c’è già chi sogna un nugget al curry biotecnologico.4
Cartoni magnifici
Negli ultimi mesi sempre di più ho iniziato a rinnovare la lista di cartoni animati che meritano una citazione. Diciamo pure che grazie alla piccola di casa, sono passato dal leggendario Goldrake al tenero Bing.
Negli ultimi giorni ho scoperto due perle su Raiplay (YouTube l’ho quasi bandito per la mia insofferenza verso gli intermezzi pubblicitari a suon di Barbie e macchinine varie).
Sono due film brevi capaci di aprire mente e cuore, dei bambini ma direi soprattutto degli adulti.
Il primo si intitola Valentina e ha come protagonista una bimba con la Sindrome di Down. Premio Goya 2022 come miglior film d'animazione, mostra uno spaccato del suo mondo reale ed immaginario.
Il secondo si intitola invece Lola e il pianoforte di rumori. Premio della Giuria al Festival di Annecy 2024, racconta del rapporto tra Simone, un bambino con autismo, e Lola, la sua sorella maggiore che vuole a tutti i costi trovare un modo per comunicare con lui. E ci riesce.
Se volete una pausa animata, con un tocco di delicatezza, fanno sicuramente per voi.
È tutto per questo numero di Perbacco! Se vuoi parliamone nei commenti.
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I dati sul mercato dei purificatori d’aria e sull’inquinamento nei vari Paesi provengono da Businesscoot.com e da Renub.com.
Questo invece il sito di Radoff, il purificatore d’aria.
L’articolo di Altroconsumo sul prodotto per frigoriferi Shelfy si può leggere qui.
Dei nugget di pollo da laboratorio ha scritto The Guardian.
Non avrei mai detto di questa svolta di Parigi, una città che ho sempre detestato proprio a causa del suo traffico insostenibile, e che sicuramente merita di meglio: sono fiero di loro, a sto punto devo tornarci per toccare con mano questa rivoluzione.