L'insostenibilità di Succession
👨🏻💻 Perbacco! #21 - Serie tv e altre cose serie sulla cultura aziendale
Ciao! Io sono Antonio Di Bacco, consulente di strategia, marketing e comunicazione. In questa puntata di Perbacco! ci addentriamo nei meandri delle organizzazioni aziendali alle prese con la resistenza al cambiamento. Buona lettura!
Tra le (poche) serie tv che ho seguito di recente c’è Succession. Forse l’hai vista anche tu.
Parla delle vicende della famiglia Roy che controlla la Waystar-Royco, uno dei più grandi conglomerati di media e intrattenimento del mondo. Protagonisti sono Logan Roy - CEO dell’azienda - e suoi 4 figli Kendall, Roman, Shiv e Connor, insieme ad altri personaggi che ruotano attorno a loro.
Un’azienda (e una famiglia) frutto della fantasia degli sceneggiatori, ma che può facilmente assomigliare ad una delle tante sul mercato.
Nelle 4 stagioni andate in onda, l’ultima uscita poche settimane fa, si susseguono colpi di scena, scambi di battute taglienti tra i protagonisti, immagini che raccontano il lusso, ma anche la frustrazione, l’arrivismo, la lotta senza scrupoli per il potere ed il denaro.
Dal racconto emergono però anche quelle strutture, dinamiche e comportamenti che non di rado si vedono all’interno delle aziende reali.
Una leadership molto forte ed autoritaria, una governance molto rigida e messa a dura prova dalle cordate di azionisti, comportamenti discutibili per ingraziarsi il capo, pubbliche relazioni che inseguono le logiche finanziarie e celano verità ingombranti.
Nel caso della famiglia Roy sono le dinamiche familiari che incidono sulle sorti dell’azienda e permeano quella che possiamo definire la cultura aziendale.
Tensioni e cambiamenti sono imprescindibili nel percorso evolutivo delle aziende, anche quando la sostenibilità diventa un imperativo aziendale per via delle pressioni dell’opinione pubblica, dei clienti e delle normative.
Usciamo quindi dalla narrazione della serie tv e cerchiamo invece di capire meglio cosa comporta un passaggio del genere.
Come per tutti i cambiamenti, si presentano delle resistenze che sono tanto più elevate quanto più sono ambiziosi gli obiettivi, specie nelle organizzazioni complesse. Certo si può iniziare il percorso puntando a ridurre le proprie emissioni o comprare crediti di carbonio, ma per puntare più in alto c’è bisogno di una reale trasformazione.
Secondo alcuni recenti studi usciti sull’Harvard Business Review, come questo (in collaborazione con CapGemini) e questo (in collaborazione con daggerwing group), le aziende che vogliono affrontare concretamente il percorso verso la sostenibilità si trovano di fronte 4 ostacoli principali.
Struttura e governance
Quando la sostenibilità è confinata in dipartimenti ad hoc, isolata da altre funzioni aziendali chiave come la strategia e l'innovazione, distante dalle linee di business e dalle operations, allora i progressi sono solo marginali.
E’ un po’ come metterla nell’ufficetto in fondo al corridoio (come un Greg qualunque). La segregazione rende difficile la diffusione della sostenibilità nell'intera organizzazione e rappresenta un segnale politico interno. Poca rilevanza, scarsa trazione o influenza sulle altre unità.
Se la sostenibilità viene vista solo come un buon accessorio o una delle tante leve di marketing e non come un fattore chiave per migliorare l’azienda e i suoi risultati, allora c’è ancora poca familiarità con le dimensioni strategiche della sostenibilità.
Processi e metriche
Il prezzo, i costi, i profitti, le quote di mercato e gli utili per azione sono i criteri più comuni utilizzati tuttora per gestire un'azienda, pur se concepiti in un’epoca in cui il cambiamento climatico non era ancora un tema di estrema attualità.
Se processi e metriche sono basati sull'obiettivo di superare i concorrenti, aumentare il potere contrattuale sui fornitori, comprimere i margini degli altri attori della catena (come una Waystar-Royco qulunque), siamo ancora distanti dai concetti di collaborazione e apertura alla base del pensiero circolare.
Le metriche dovrebbero adeguarsi di conseguenza e misurare anche i progressi in termini di impatto ambientale. Certo ci sono già i report ESG e il bilancio di sostenibilità, almeno per le aziende più grandi, ma sarà ancora più semplice quando ci saranno degli standard globalmente condivisi e adottati anche dalle aziende più piccole (le normative Europee spingono in tal senso)
Metodi e competenze
Le metodologie e le competenze dovrebbero seguire lo stesso percorso. Se le competenze non vengono aggiornate, gli strumenti e i metodi di analisi nello sviluppo dei nuovi prodotti sono quelli del secolo scorso, siamo di nuovo in panne.
Formare le persone significa ampliare la propria visione, adottare metodi che facilitano la co-creazione e partecipazione, prendere confidenza con strumenti capaci di evidenziare le differenze tra processi di produzione e consumo lineari e rispetto a quelli circolari.
Cultura e leadership
Arriviamo a quello strato che è alla base di tutte le aziende, ma che non è sempre così visibile, tanto da essere spesso raffigurato come un iceberg: la cultura aziendale.
Proviamo a descrivere le sue varie componenti suddividendole in due categorie:
Surface culture, la cultura di superficie (10%): policy, procedure documentate, dress code, struttura organizzativa, benefit, tecnologia, organizzazione dell'ufficio e degli spazi, ecc.
Deep culture, la cultura profonda (90%): equilibrio tra lavoro e vita privata, capacità di risposta al cambiamento, esperienza dedicata ai nuovi assunti, avversione al rischio, attenzione alla parità di genere, pregiudizi culturali, modo di parlare (formale/informale e terminologia condivisa), livelli di autonomia, feedback e una serie di altre "regole non scritte".
Le aziende consolidate, fondate nel secolo scorso, non sono state progettate per la sostenibilità e di conseguenza non hanno sviluppato una cultura della sostenibilità.
E’ quindi necessaria una radicale trasformazione culturale. Si può partire ripensando la mission aziendale e riflettendo sui propri valori, ma poi bisogna agire per cambiare i cuori e le menti delle persone. Intervenire sulla cultura di superficie e su quella più profonda.
Non sono aspetti confinati negli uffici Risorse Umane o almeno non dovrebbero esserlo. I leader dell'organizzazione, in tutte le funzioni, hanno un ruolo determinante. Sono i primi che devono superare il paradigma del solo profitto e della competizione con i concorrenti, ma anche tralasciare uno stile di leadership fondato su comando e controllo (Logan Roy sarebbe profondamente contrario).
Come favorire il cambiamento
Per trasformarsi realmente bisogna cambiare azioni, comportamenti, la direzione di certe decisioni nei confronti di dipendenti, clienti, fornitori e comunità.
Incentivare i senior leader a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, bilanciando al contempo le priorità a lungo e a breve termine.
Creare una responsabilità collettiva, dove idealmente ogni singolo collaboratore è coinvolto e partecipe del processo e del suo successo.
Può aiutare la creazione di community of practice, affiancando ad un nucleo di esperti un gruppo di catalizzatori della sostenibilità, una sorta di ambasciatori all'interno delle varie unità.
Sono necessarie empatia, apertura, collaborazione e fiducia, verso l’interno e verso l’esterno, ma per trasformare questi valori astratti in qualcosa di concreto si possono adottare comportamenti organizzativi concreti. Per esempio:
Abbandonare i progetti o le attività che, pur essendo redditizi, sono problematici dal punto di vista ESG
Prendersi cura delle persone dedicando tempo ai collaboratori per fornire e ricevere feedback
Includere gli stakeholder esterni nelle conversazioni strategiche sull'ecosistema industriale più ampio
Organizzare workshop di co-creazione con i partner per capire meglio la vera natura del problema e le possibili soluzioni
L’adozione di un pensiero sistemico, che tenga conto dei vari attori e delle diverse variabili che ruotano attorno all’impresa è fondamentale per far evolvere la strategia e l’azienda verso soluzioni più circolari e sostenibili.
Solo così si potrà liberare tutto il potenziale della sostenibilità (e fare a meno della “natura distruttrice, bruta e ottusa del potere”).
Mille grazie a chi ha già risposto al mini questionario su come migliorare Perbacco! Se non lo hai ancora fatto, lo trovi qui sotto.
👓 Spunti e appunti
L’edilizia ed il cemento hanno un impatto sull’ambiente molto elevato. Lo stesso vale per i pannolini dei neonati. La nuova casa sostenibile potrebbe essere fatta proprio di pannolini usa e getta.
E’ invece già una realtà l'edificio ecologico per eccellenza: fatto di sale, girasoli e urina riciclata.
Riciclare i pannelli solari mettendoli nel microonde.
Per diminuire le emissioni di CO2 per passeggero e ridurre il peso dei bagagli la Japan Airlines avvia un test per consentire ai passeggeri di affittare un set di vestiti una volta atterrati in Giappone. Evidenti i dubbi sul suo successo.
Il biogas è indicato come valida alternativa a diesel e benzina per i veicoli del prossimo futuro. Questo video di Internazionale fa però luce su alcuni problemi e criticità.
A che punto sono le nostre città a proposito di mobilità urbana sostenibile?
Avevo scritto qui del difficile rapporto del cinema con l’emergenza climatica. Nei giorni scorsi se ne è parlato all’Hollywood Climate Summit.
ci dice come è andata.
🎈E per finire in leggerezza…
Un’illustrazione di Yo_Runner.
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