I soldi non fanno la finalità
👨🏻💻 Perbacco! #49 - Innovazione sociale e impact Investing, cotone da laboratorio e impianti solari da record
Si può favorire la nascita e la crescita di aziende che oltre a generare profitto, vogliono avere un impatto sociale e ambientale positivo e misurabile? Si possono orientare gli investimenti verso obiettivi di sviluppo sostenibili?
Io sono Antonio Di Bacco, aiuto le aziende a capire come rendere la sostenibilità un vantaggio competitivo, e questa è Perbacco! - la newsletter che parla proprio di sostenibilità, etica e strategie d’impresa.
Oggi parliamo di impact investing e innovazione sociale.
Pronti? Si parte!
Unicorni
Il mondo del Venture Capital è quello che fa notizia quando una startup raggiunge una valutazione che supera 1 miliardo di euro. Sono i cosiddetti unicorni.
Aziende che portano sul mercato innovazioni dirompenti o modelli di business altamente scalabili, cioè che possono crescere in maniera efficiente, raggiungendo elevati fatturati a fronte di costi contenuti.
Tanto per fare qualche nome, in Italia negli ultimi anni hanno avuto grande risonanza i risultati ottenuti da aziende come Scalapay e Satispay, entrambe attive nel settore fintech, capaci di portare innovazioni tecnologiche nei servizi finanziari.
Le startup solitamente crescono grazie a investimenti da parte di fondi in cambio di quote societarie, oppure tramite incubatori per le aziende appena nate e acceleratori per quelle già avviate. Questi ultimi, oltre al capitale, offrono supporto manageriale, spazi di lavoro e opportunità di networking per affinare il modello di business.
Alla base di questo meccanismo c’è sempre l’obiettivo di avere un ritorno economico positivo. Gli investitori puntano su idee imprenditoriali e team ad alto potenziale di crescita, nella speranza di massimizzare i rendimenti finanziari.
Tra chi raccoglie e investe grandi capitali, c’è anche chi cerca di combinare l'obiettivo di profitto con la volontà di generare un impatto sociale o ambientale positivo. E’ l’impact investing.
La visione si allarga per guardare al sistema nel suo complesso, alla società e al pianeta, al contributo che l’attività di impresa genera per raggiungere obiettivi che l’ONU ha definito SDGs: Sustainable Development Goals, Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.1
In totale gli SDGs sono 17 e riguardano sfide come la povertà, l'uguaglianza di genere, l'accesso a istruzione di qualità, la lotta al cambiamento climatico e la promozione di pace e giustizia.
Non sono temi di interesse esclusivo per le organizzazioni no profit senza scopo di lucro, ma riguardano potenzialmente tutte le aziende.
Come si fa a combinare profitto e impatto sociale positivo? Facciamo un esempio concreto.
Unobravo
Tra le startup che di recente hanno gatto più parlare di sé c’è anche Unobravo, servizio di psicologia online e Società Benefit, che dal 2022, grazie a 17 milioni di € di investimenti da parte di vari fondi di venture capital, è entrata nell’elenco delle startup di maggior successo in Italia.
La visione aziendale di Unobravo è “abbattere lo stigma sui temi di salute mentale e creare un mondo in cui andare dallo psicologo sia considerato normale. Perché tutti, ma proprio tutti, a volte, abbiamo bisogno di... "uno bravo".
Un obiettivo in linea con l'SDG 3 che mira a garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a ogni età, la salute fisica e mentale.
Nel 2020, quando Unobravo era nata da poco, è entrata a far parte del programma di accelerazione di SocialFare, il Centro per l’Innovazione Sociale nato a Torino nel 2013, tra gli operatori più importanti in Italia nell’impact investing.2
Poi ha spiccato il volo, raggiungendo nel 2023 gli oltre 73 milioni di euro di fatturato, aprendosi anche al mercato estero.
Quando qualche giorno fa ho ascoltato Laura Orestano - CEO di SocialFare - ad un evento dedicato proprio all’impact investing, una battuta mi è rimasta impressa. “Il colore dei soldi non è sempre lo stesso”.
Quello che conta è l’endgame, lo scopo finale.
Un concetto vicino a quello di purpose, ma se il purpose si riferisce alla motivazione centrale che guida un'attività o un'impresa, al perché della sua esistenza, l'endgame è il risultato finale desiderato, ovvero come quel purpose si concretizza in un impatto tangibile e sostenibile.
Nell’impact investing, il purpose orienta la strategia, mentre l'endgame definisce il successo raggiunto in termini di impatto sociale e ambientale.
Se pensiamo alle oltre 4 milioni di sedute di psicologia effettuate da Unobravo, possiamo capire bene gli effetti positivi per le migliaia di utenti supportati dai suoi psicologi.
Ci sono altre startup che puntano ad un altro genere di impatto sociale e ambientale. Pesco due esempi all’interno dell’attuale portafoglio di SocialFare.
Idra Water ha creato bottiglia ad uso personale per la casa e l’ufficio che filtra l’acqua del rubinetto senza far ricorso a materiali derivanti dal petrolio e filtri usa e getta.
Mercato Itinerante vuole invece supportare l’attività commerciale dei piccoli esercenti dei mercati rionali attraverso un nuovo canale di vendita online. Si riduce il digital gap e si promuovono prodotti legati al territorio.
Diamo i numeri
Nel 2023 il capitale disponibile per l’impact investing in Italia è arrivato a 246,4 milioni e nel 2025 potrebbe raggiungere i 325 milioni.3
Tanti o pochi? Certo se si pensa ai 1.048 milioni di euro raccolti in totale dal settore Venture Capital in Italia,4 è chiaro che si tratta di una porzione ancora limitata rispetto al totale.
Se guardiamo però al numero di imprese sociali, cioè le aziende che mettono le persone e il pianeta al primo posto (definizione del World Economic Forum5) in Italia arriviamo a oltre 10.000 imprese che offrono 3 milioni di posti di lavoro e hanno un fatturato complessivo di oltre 50 miliardi di euro.
Su scala mondiale sono 10 milioni di imprese, capaci di generare ogni anno 2.000 miliardi di dollari di entrate e dare lavoro a 200 milioni di persone in settori che spaziano dall'agricoltura ai servizi finanziari.
Un bel pezzo di economia ad impatto positivo per la società e l’ambiente.
Cotone da laboratorio
Facciamo una breve capatina nell'industria tessile, specialmente quella dell'abbigliamento.
Un settore con un'impronta idrica enorme, non solo per la coltivazione delle materie prime, ma anche per le successive fasi di lavorazione: sgranatura, filatura, tintura e trasporto, tra le altre.
Galy, una startup di Boston, ha sviluppato una soluzione innovativa: il primo cotone coltivato in laboratorio, simile al processo della carne coltivata.6
La sua produzione, effettuata in bioreattori, ridurrebbe l'uso di acqua del 99%, il consumo di terra del 97% e l'uso di fertilizzanti del 91% rispetto alla coltivazione tradizionale, mantenendo però tutte le qualità del cotone naturale.
Il processo inizia con il prelievo di cellule da una pianta di cotone, che vengono poi nutrite con zucchero in grandi vasche. Le cellule crescono e, grazie a specifiche modifiche genetiche, si trasformano in fibre di cotone. Questo metodo permette una maggiore purezza del cotone, non essendo esposto a fattori ambientali come il clima.
La sfida vera ora è produrre il cotone da laboratorio in quantità elevate e allungare la lunghezza delle fibre. Due fattori fondamentali per poter soddisfare realmente le richieste del settore dell’abbigliamento.
Sole d’Australia
Sarà che sono abituati agli spazi ami e le grandi distanze, ma il governo australiano si è fatto notare per l’approvazione di un ambizioso progetto di energia solare da 30 miliardi di dollari australiani. Prevede la costruzione di una vasta centrale solare su 12.400 ettari nel nord dell'Australia. Una superficie grande come tutta Torino.
L'energia prodotta sarà trasmessa inizialmente alla città di Darwin tramite una linea aerea di 800 km, e successivamente a Singapore attraverso un cavo sottomarino lungo 4.300 km. La fornitura di energia è prevista per l'inizio degli anni 2030.
Il progetto, chiamato "Australia-Asia PowerLink", mira a fornire fino a 6 gigawatt di elettricità verde all'anno, posizionando l'Australia come leader globale nell'energia rinnovabile.
Un passo importante e un progetto da record per ridurre la dipendenza dell'Australia dai combustibili fossili.
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Sarò a Pordenone dal 4 al 6 ottobre per Hacking Creativity Unplugged, l’evento dal vivo organizzato dai creatori di Hacking Creativity Podcast. Un podcast e una community sempre foriera di idee e nuove connessioni.7
Se ci sarai anche tu, ci vediamo sotto il palco…e magari anche sopra. 😉 Mi fermo qua per ora, magari racconterò meglio come è andata in una prossima puntata.
È tutto per questo numero di Perbacco! Una puntata “finanziaria”, come sempre scritta con il cuore. Lo stesso ❤️ che puoi cliccare giù in fondo se ti è piaciuta questa puntata. Puoi anche condividerla con chi potrebbe apprezzarla.
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Il sito dell’ONU dedicato agli SDGs lo trovi qui.
Maggiori informazioni su SocialFare sono disponibili sul loro sito.
Il report di EY sul mondo del venture capital in Italia è disponibile qui.
Una definizione di impresa sociale che si presta a interpretazioni non univoche. Si può approfondire meglio leggendo il report The State of Social Enterprise 2024 pubblicato dal World Economic Forum.
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Unobravo ha raggiunto la valutazione di un miliardo?? 😳😳😳
Che bella realtà quella di Mercato itinerante. E la storia di Galy a Boston potrebbe essere una rivoluzione che apre la vie a tante altre aziende del tessile.