Ci vuole coraggio
👨🏻💻 Perbacco! #16 - Da dove partire per reinventarsi il modo di fare impresa
Ciao! Io sono Antonio Di Bacco e questa è Perbacco! - la newsletter dedicata a sostenibilità, marketing e comunicazione.
📅 Parto con un annuncio. La prossima settimana sarò ai Torino Digital Days con un intervento sull'Impresa sostenibile: dall'economia circolare al brand positioning.
Appuntamento per mercoledì 10 maggio alle 9.30 nella sede di Copernico (evento gratuito). Per prenotare gli ultimi posti disponibili clicca il pulsante qui sotto.
E ora partiamo con una nuova puntata!
Crisi climatica, disuguaglianze, lavoro a distanza, guerre, instabilità politica, costo della vita.
Siamo in un’epoca complessa. C’è chi parla di policrisi o di permacrisi, parola dell’anno 2022 secondo il Collins Dictionary.
A questo si aggiunge la scarsa fiducia nella politica e nei media.
Ecco perché le persone guardano ai marchi e alle aziende come soggetti che devono fare la loro parte per risolvere molti dei problemi del mondo.
C’è un vecchio aforisma anonimo che recita:
Se non sei parte della soluzione, sei parte del problema.
I marchi, in un'epoca di sfide globali, hanno l'opportunità unica di fare la differenza su questioni globali, dall'uguaglianza alla sostenibilità ambientale.
Da dove cominciare?
Partire dal perché
Si fa impresa per i più svariati motivi, ma le aziende di maggiore successo sono quelle che sanno bene dove vogliono arrivare e perché.
Qualche anno fa Simon Sinek, scrittore ed antropologo, ha pubblicato il suo famoso libro Start with why in cui afferma che conoscere il Perché più profondo dell’esistenza dell’azienda o un brand (il suo purpose), fornisce le basi su cui costruire tutto il resto.
La sua teoria del Golden Circle si basa su tre principi fondamentali che possono essere rappresentati da tre cerchi concentrici:
WHAT (cosa): il cerchio esterno rappresenta i prodotti/servizi offerti dall’impresa
HOW (come): il cerchio intermedio identifica i fattori che spiegano come mai il prodotto/servizio è diverso o migliore di altri (la cultura organizzativa, l'esperienza e il know-how del brand, il modello di business)
WHY (perché): il cerchio centrale contiene il perché e la convinzione profonda che spinge con determinazione a svolgere un’azione
Dal punto di vista neuroscientifico l’area del Cosa corrisponde alla parte più esterna del nostro cervello, la neocorteccia, responsabile del pensiero razionale. Le due sezioni centrali del cerchio - Perché e Come - richiamano, invece, il sistema limbico, sede principale delle nostre emozioni e responsabile dei nostri sentimenti.
È per questo che siamo più sensibili al Perché.
Alcune aziende fanno del brand activism un pilastro della propria attività, avendo un purpose ben chiaro.
Far luce
E-Dina Energy è un’azienda colombiana che opera nel settore delle energie rinnovabili. Insieme all’agenzia creativa Wunderman Thompson, ha sviluppato un dispositivo portatile, chiamato WaterLight, capace di generare luce convertendo acqua salata in elettricità grazie ad un processo di ionizzazione.
Con mezzo litro di acqua di mare - o urina in situazioni di emergenza - può emettere fino a 45 giorni di luce. Agendo come un mini-generatore di energia, il dispositivo può anche essere utilizzato per ricaricare un telefono cellulare o un altro piccolo device tramite la porta USB integrata.
A differenza delle lanterne ad energia solare che per caricare le batterie devono trasformare l'energia solare in energia alternativa e funzionano solo se c'è il sole, la WaterLight si carica istantaneamente anche di notte.
La prima versione della lampada è stata progettata specificamente per il popolo Wayúu, una tribù indigena di pescatori e tessitrici che vive sulla punta più settentrionale del Sud America. È l’area desertica della penisola di Guajira, circondata su tutti i lati dal Mar dei Caraibi e con scarso accesso all’elettricità.
Le colorate cinghie di trasporto sono state realizzate dalle artigiane locali con una tecnica che risale all'epoca precoloniale, integrando così nel prodotto simboli e motivi tradizionali.
E-Dina Energy ha ben chiaro il proprio perché:
Sviluppare progetti di ricerca che abbiano un impatto positivo sulle comunità, nel rispetto dello sviluppo sostenibile, dell'efficienza energetica e del trasferimento tecnologico.
Invertire la rotta e l’insegna
Anche un grande gruppo come Decathlon sta provando ad aumentare le proprie azioni concrete verso un business più sostenibile, avviando un lungo processo di trasformazione.
Lo scorso ottobre, per un mese, i suoi punti vendita di tre città belghe (Evere, Namur e Ghent) hanno esposto la propria insegna al contrario. Decathlon è diventato Nolhtaced.
Lo scopo era promuovere il servizio di Reverse Shopping, cioè la rivendita al brand dei propri articoli sportivi vecchi o inutilizzati (anche di altre marche), per rimetterli in vendita come prodotti di seconda mano completi di garanzia. Gli articoli che non possono essere riparati vengono direttamente riciclati.
Viene incentivato il riuso e riciclo, riducendo l’impatto ambientale.
L’obiettivo dell’azienda è che il 100% dei prodotti siano progettati secondo un approccio di eco-ideazione entro il 2026. Per questo sta gradualmente introducendo nei suoi store prodotti che hanno una percentuale crescente di poliestere e plastica riciclati, cotone riciclato o proveniente da agricoltura biologica, tessuti tinti con processi che garantiscono un minore consume di acqua cotone.
Ne vale veramente la pena?
Non è né semplice né immediato ripensare la propria catena del valore, i partner con cui si lavora, i prodotti e i processi, virare verso un modello di impresa sostenibile o meglio ancora circolare (ne avevo scritto qui).
Qualche mese fa Ipsos ha pubblicato una ricerca che mette in evidenza quanto tutti gli sforzi necessari possano essere ricompensati da un premium price, da un posizionamento più alto in termini di prezzo, riconosciuto dai clienti.
Il 69% degli intervistati dichiara che sarebbe disposto a pagare di più per un prodotto o servizio fornito da un’azienda sostenibile.
Nel 2021 la percentuale era del 64% ed è plausibile che cresca con il passare degli anni. È d’altronde inequivocabile che le nuove generazioni siano quelle più consapevoli e disposte a fare azioni concrete (anche di acquisto) per salvaguardare il pianeta ed il proprio futuro.
Perciò sì, ne vale la pena, ma ci vuole coraggio.
Ci vuole coraggio per un’azienda che deve intraprendere un percorso, che vuole adottare i principi dell’economia circolare, rivedere prodotti, processi e partner.
Ci vuole coraggio a credere alla promessa di un brand, ma forse ci è più facile quando dimostra con i fatti e non solo con le parole che è capace di mettere assieme un prodotto di qualità, l’attenzione ai propri dipendenti e quella causa ambientale e sociale che ci sta tanto a cuore. ❤️
👓 Spunti e appunti
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🎈E per finire in leggerezza…
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Ho sempre molti dubbi che quello che i consumatori dicono di voler pagare sia rispecchiato nella realtà