Chi non muore si riprende
👨🏻💻 Perbacco! #54 - Lavoratori che rilanciano aziende in crisi e generano impatti positivi su società e ambiente
La gestione delle aziende, dei lavoratori, gli impatti sociali e ambientali, sono temi strettamente connessi tra di loro. Esiste un modo per risollevare aziende in crisi e farle diventare un esempio di sostenibilità?
Io sono Antonio Di Bacco, aiuto le aziende a capire come rendere la sostenibilità un vantaggio competitivo, e questa è Perbacco! - la newsletter che parla di sostenibilità, etica e strategie d’impresa.
Oggi partiamo con un acronimo.
ESG
Negli ultimi anni, il termine ESG (Environmental, Social, Governance) si è affermato come punto di riferimento imprescindibile per parlare di sostenibilità aziendale.
Ma cosa significa davvero?
In termini semplici, i principi ESG dovrebbero incoraggiare le imprese a prendersi cura dell’ambiente, delle persone e delle comunità, e a operare con trasparenza e responsabilità.
ESG rappresenta un approccio che spinge le imprese a prendersi cura dell’ambiente (E), delle persone e delle comunità (S), e a operare con trasparenza e responsabilità (G). Non si tratta solo di ridurre emissioni o avere bilanci trasparenti: è un modo di fare impresa che genera valore per tutti.
Alcuni casi aziendali dimostrano quanto questo possa essere vero e portare a risultati molto tangibili, pur partendo da situazioni di estrema difficoltà.
Rilanciare un’azienda in crisi
Scioperi, manifestazioni, proteste dei lavoratori possono diventare delle battaglie occupazionali che hanno come nodo centrale non solo il lavoro, ma anche la giustizia sociale e climatica.
E’ quello che sta succedendo da ormai tre anni e mezzo ai lavoratori della ex Gkn di Campi Bisenzio e che potrebbe diventare una storia emblematica di transizione, anche ecologica, che parte dal basso.
Partiamo da qualche informazione di contesto.
La Gkn Driveline era il braccio italiano di un gruppo multinazionale britannico, la Gkn Automotive. Dopo il passaggio al fondo Melrose Industries, la proprietà decide di licenziare tutti i 400 lavoratori nel luglio 2021.
La fabbrica viene occupata e, nonostante un tentativo di rilancio da parte di Francesco Borgomeo nel 2021, la reindustrializzazione fallisce nel 2023.
A quel punto gli operai decidono di agire autonomamente: si riuniscono in una cooperativa e preparano un nuovo piano industriale con il supporto di una serie di consulenti.
L’idea è di rilanciare l’azienda attraverso la produzione di varie tipologie di pannelli fotovoltaici, compresi quelli personalizzabili per integrarsi meglio con il contesto urbano e rurale, e quelli integrati con l’edilizia (Building Integrated Photovoltaics), che oltre a produrre energia svolgono altre funzioni come isolamento termico o protezione dal rumore.
Il processo produttivo ipotizzato andrebbe ben al di là della sola produzione di pannelli, ma includerebbe anche installazione, revamping, smontaggio, riciclo e gestione del fine vita dei pannelli, costruendo così un modello impostato sulla circolarità.
Oltre ai pannelli, il piano prevede anche la produzione di cargo bike elettriche, molto apprezzate specie nell’Europa del Nord, con 15 prototipi già realizzati.
I posti di lavoro inizialmente previsti sarebbero 100, per poi aumentare gradualmente negli anni successivi, se il piano funzionasse.
Cosa serve per fan funzionare questo piano? Ovviamente i soldi.
Per finanziarlo, è stata lanciata nel settembre 2023 un’iniziativa di azionariato popolare che ha raccolto 1,3 milioni di euro. Si sono aggiunte poi la disponibilità ad investire da parte di associazioni e ong come Arci e Oxfam, ma anche di soggetti come Banca Etica, che hanno portato la raccolta totale a 6,3 milioni di euro degli 11,5 milioni stimati necessari per avviare la produzione.
I restanti 5,2 milioni di euro dovranno essere reperiti attraverso il capitale di debito. Secondo il business plan, la fabbrica potrebbe aprire già nel febbraio 2026 e partire avendo già ordini prenotati pari al 62% dei pannelli solari che la fabbrica intende produrre nel primo anno.
E’ proprio sulla copertura finanziaria che si stanno giocando in questi giorni le carte della contesa, con i lavoratori che chiedono anche l’intervento della Regione Toscana.
Se da una parte ci sono i lavoratori con il loro piano, dall’altra c’è l’attuale proprietà che però nel frattempo ha venduto il sito su cui ha operato storicamente la fabbrica, arrivando ad una situazione paradossale. Come ha detto uno dei leader della cooperativa, Dario Salvetti: “una fabbrica senza piano industriale e un piano industriale senza fabbrica”.
L’importanza di questa vicenda è stata sottolineata anche dalla solidarietà e l’impegno di molti attivisti climatici, tra cui Greta Thunberg che ha partecipato all’assemblea tenutasi a metà ottobre.
E’ una lotta dall’alto valore simbolico, proprio perché potrebbe rappresentare un caso di successo di transizione europea partita e gestita dal basso, da chi era sulle linee di produzione quando si producevano semiassi per auto di lusso e ora vorrebbe gestire un’azienda pienamente impegnata nella manifattura di prodotti che possono contribuire alla transizione ecologica.1
ESG allo stato puro, con risvolti positivi sul fronte ambientale, sociale e della governance aziendale.
Ma quello che succede vicino Firenze è un caso unico? Potrebbe essere una soluzione anche per altre imprese in difficoltà?
Potere e responsabilità
Tecnicamente si tratta di un workers byout (WBO): un processo attraverso il quale i dipendenti di un'azienda in difficoltà acquistano in tutto o in parte le quote di proprietà dell’azienda, diventandone così i nuovi proprietari.
Si salvaguardano posti di lavoro e competenze, ma si offre anche ai lavoratori l'opportunità di diventare imprenditori, dando continuità operativa alle imprese e preservando la coesione sociale all'interno della comunità.
Tra i casi di successo troviamo ad esempio quello del Birrificio Messina,2 la Cartiera Piniroli di Roccavione in provincia di Cuneo, la Next Elettronica in Calabria, la Greslab (ceramiche) di Scandiano (RE), la Fenix Pharma di Roma.
Non sono casi isolati. The European House - Ambrosetti ha appena pubblicato uno studio che riguarda proprio lo strumento del workers byout,3 in cui mette in luce gli aspetti positivi e quelli che potrebbero essere migliorati per facilitare il successo di queste operazioni.
Dal 2011 al 2023 sono state recuperate 93 imprese in Italia, con una concentrazione particolare in Emilia Romagna (29) e a seguire le altre regioni.
Vi ricorrono spesso e con più successo le aziende di medie dimensioni, quelle che hanno un numero di addetti compreso tra 50 e 249 persone. Il successo si misura considerando il valore medio per addetto che riescono a produrre, ma soprattutto la longevità delle imprese, che dopo essere passate in mano ai lavoratori, sono capaci di rimanere in attività anche a distanza di molti anni.
Secondo lo studio, le piccole e medie imprese a rischio in Italia per elevate difficoltà finanziarie o quelle familiari soggette ad un cambio generazionale non sempre positivo, sono 4.800. Rappresentano un valore aggiunto di 7,6 miliardi di € e 130.000 occupati.
Sono tutte aziende che potrebbero essere salvate tramite il workers buyout e che, una volta passate nelle mani delle cooperative di lavoratori, potrebbero più facilmente mantenere la propria stabilità finanziaria con il sostegno di un fondo di investimento pubblico – privato.
In questo modo la cooperativa non dovrebbe farsi carico dell’acquisto del capitale fisso (es. terreni, i fabbricati e i capannoni, impianti, macchinari), che sarebbe invece a carico del fondo dietro pagamento di un affitto. Un importante aiuto finanziario per le imprese appena rinate.
E’ questa la proposta che emerge dallo studio di Ambrosetti che potrebbe rendere ancora più efficace uno strumento dal grande potenziale.
Un modo per cambiare la storia di aziende e comunità e scrivere un futuro meno grigio e più verde.
Filtri magici
Tra le migliori innovazioni del 2024 raccolte dal Time ce n’è anche una che punta a contrastare la carenza di acqua potabile in alcune regioni della Colombia, dove la malnutrizione infantile è un problema serio.
Baylor International Filsa Water, la Croce Rossa colombiana e Ogilvy Colombia hanno collaborato alla creazione di Filter Caps per rendere l'acqua non trattata sicura per il consumo.
Hanno usato la stampa 3D per creare strati di resina di mais dolce che danno forma al dispositivo che si attacca alla parte superiore della bottiglia, che gli utenti possono riempire da un pozzo, uno stagno o un fiume.
All'interno del tappo, una miscela chimica di metalli, minerali e altri ingredienti (come il carbone attivo) filtra i contaminanti, le impurità e mineralizza l'acqua per renderla potabile.
Ogni filtro costa meno di 6 dollari e può filtrare 5 litri di acqua al giorno. L'azienda stima che le 1.000 unità distribuite forniranno acqua potabile a 10.000 persone.4
American Nature
Tra le mostre più interessanti che ho visitato di recente c’è sicuramente American Nature, in corso alle Gallerie d’Italia di Torino e che raccoglie alcune delle opere fotografiche più rappresentative del lavoro di Mitch Epstein negli ultimi 20 anni.
Un fotografo capace di esplorare il rapporto conflittuale tra società americana e natura nel contesto della crisi climatica.
Si va dalla documentazione dell’impatto della produzione e consumo energetico, al tema della proprietà terriera, spesso minacciata dalle grandi industrie energetiche, fino alla celebrazione delle foreste antiche americane.
Un percorso molto coinvolgente, in cui le fotografie di grande formato riescono a combinare estetica sopraffina e temi di grande rilevanza globale con risultati poetici.
Certo sarebbe ancor più bello se Intesa San Paolo, che gestisce il polo museale delle Gallerie d’Italia, si impegnasse un po’ di più per ridurre i finanziamenti proprio alle fonti fossili. Ma questo è un discorso molto più ampio, da trattare magari in una prossima newsletter.
C’è tempo fino al 2 marzo 2025 per visitare la mostra.5
È tutto per questo numero di Perbacco! Una puntata che parla di crisi e possibili rinascite, come sempre scritta con il cuore. Lo stesso ❤️ che puoi cliccare giù in fondo se ti è piaciuta questa puntata. Puoi anche condividerla con chi potrebbe apprezzarla.
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Della storia del Birrificio Messina ha scritto l’Huffington Post.
Lo studio sul WBO è stato pubblicato da TEHA sul proprio sito.
La pagina del Time che parla del tappo magico per purificare l’acqua la trovi qui.
Maggiori informazioni sulla mostra American Nature sul sito delle Gallerie d’Italia.