Cacao ciao ciao
👨🏻💻 Perbacco! #50 - Creme spalmabili, cacao e ingredienti innovativi alla prova climatica
Come mai i prezzi del cacao sono saliti alle stelle? Come si può far fronte all’impatto ambientale e sociale della coltivazione del cacao? Oggi cerchiamo di rispondere a queste domande, con un occhio al portafoglio e uno al pianeta.
Io sono Antonio Di Bacco, aiuto le aziende a capire come rendere la sostenibilità un vantaggio competitivo, e questa è Perbacco! - la newsletter che parla proprio di sostenibilità, etica e strategie d’impresa che con questo numero arriva alla cifra tonda di 50 episodi. Evviva!
Partiamo subito dalle ultime novità in casa Ferrero, per arrivare agli ingredienti di un futuro molto prossimo.
Te la faccio vegan
Negli ultimi tempi ha fatto piuttosto discutere l’introduzione della Nutella Vegan sugli scaffali di alcuni supermercati.
Pur da vegetariano, confesso subito che la nuova alternativa non mi ha incuriosito più di tanto. Ho sempre mangiato Nutella in passato, ma da qualche anno a questa parte, al mattino sulle mie fette biscottate preferisco una sua concorrente con una percentuale di nocciole decisamente superiore (45% nella Crema Novi, 13% nella Nutella), più cacao e decisamente meno zucchero e olio di palma.
Ingredienti che rimangono dominanti anche nella versione vegan di Nutella, dove invece il latte è stato sostituito da ceci e sciroppo di riso.
Sorvolo sulle motivazioni del lancio di questo nuovo prodotto per concentrarmi invece sul notevole aumento dei prezzi per i prodotti che, come le creme spalmabili, utilizzano il cacao tra i propri ingredienti.
Effetti collaterali
Se qualche mese fa hai acquistato un uovo di Pasqua, sai di cosa parlo.
Il prezzo del cacao nel 2024 è salito alle stelle.
Ad aprile ha raggiunto il suo apice con una quotazione di oltre 10.000$ per tonnellata, circa 4 volte di più del prezzo che aveva 2 anni fa e il doppio del prezzo record che raggiunse quasi 50 anni fa.
Questa impennata è dovuta principalmente ad eventi metereologici estremi e al cambiamento climatico.
La maggior parte del cacao mondiale è prodotto in Africa occidentale. Dei 6 milioni di tonnellate di semi di cacao prodotti al mondo ogni anno, quasi due terzi provengono da quella parte di mondo, in particolare da Costa d’Avorio e Ghana, ed il resto principalmente da Indonesia, Brasile, Equador e Perù.
L'agricoltura dell'Africa occidentale subisce gli effetti di El Niño, con intense ondate di calore e siccità, aggravate dal cambiamento climatico e da condizioni di estrema umidità che causano epidemie tra le piante come la "malattia del baccello nero".
Alcune stime dicono che quest'anno la produzione globale potrebbe diminuire di circa mezzo milione di tonnellate (oltre l’8% dell'abituale raccolto mondiale), dopo che per due anni la richiesta di cacao sul mercato è stata superiore alla produzione.1
Il prezzo è ulteriormente cresciuto a causa delle speculazioni sui mercati finanziari, alimentate proprio dalla scarsità di materia prima.
La beffa è che di questi aumenti dei prezzi non beneficiano affatto i coltivatori africani, che invece ricevono un compenso fisso definito dai propri governi che è di gran lunga inferiore al prezzo di mercato.
I contadini ricevono in media solo il 6% del prezzo di vendita al dettaglio di una tavoletta di cioccolato.2
Visti i bassi margini, gli stessi piccoli agricoltori sono spinti a deforestare allo scopo di allargare gli appezzamenti o a impiegare manodopera minorile. Approfittando di questo sistema, per decenni i paesi occidentali e le loro multinazionali hanno comprato il cacao a prezzi eccessivamente bassi.
L’Unione Europea, il principale importatore di cacao dall’Africa, ha emanato un Regolamento con l’obiettivo di cambiare questo sistema.
Impone che qualsiasi operatore o commerciante che immette queste materie prime sul mercato dell’UE, o esporta da esso, debba dimostrare che i prodotti non provengono da terreni recentemente disboscati o che hanno contribuito al degrado forestale. L’entrata in vigore definitiva è prevista per il 30 giugno del 2025, ma si vedono già alcuni effetti.
A metà settembre il governo ivoriano ha fatto intervenire l’esercito per sgomberare e distruggere 42 campi a Bouaflé, nell’ovest del paese, dove vivevano centinaia di famiglie che coltivavano cacao in una zona dove non era permesso farlo.
Thibault Yoro, portavoce del sindacato agricolo della Costa d’Avorio, ha parlato di «case bruciate, studenti privati delle scuole, contadini abbandonati a loro stessi, senza alloggi alternativi e poco prima dell’inizio della raccolta del cacao».3
Con l’avvicinarsi della scadenza imposta dall’Unione Europea gli sgomberi potrebbero aumentare, ma il rischio è che si inneschi una grave crisi sociale che colpirà persone già in condizione di precarietà. Per questo si discute di posticipare l’entrata in vigore al 30 dicembre 2025.
Il cambiamento climatico e i problemi ambientali si associano ancora una volta all’impatto sociale negativo.
La soluzione al problema passa dal ridefinire la strada che prendono i sussidi e le tasse gestiti da Costa d'Avorio e Ghana per convogliarli verso l'agricoltura rigenerativa e migliorare le condizioni del suolo e gli ecosistemi locali.
Significa ad esempio favorire la coltivazione di colture di copertura che mantengono il nutrimento del suolo durante i mesi invernali e quella di alberi da ombra che proteggono le piantine dalle intemperie.
Sostituti
L’aumento dei prezzi e i problemi di impatto ambientale e sociale fanno crescere l'interesse nello sviluppo di alternative al cacao tradizionale.
Tra queste c’è la polvere di carruba. Un’azienda pugliese, la Foreverland, ha appena raccolto da vari fondi di investimento una cifra pari a 3,4 milioni di euro a distanza di un solo anno dalla sua fondazione.
L’obiettivo è realizzare il suo primo impianto produttivo a Putignano (BA) e commercializzare il suo ingrediente innovativo chiamato Choruba, un ingrediente a base di carrube italiane protetto da due brevetti.
Le farina di carrube è molto apprezzata nell’industria alimentare per le sue caratteristiche di addensante, emulsionante, stabilizzante e gelificante naturale e per questo motivo il prezzo dei semi di carruba può arrivare fino a 150 e 200 euro al chilo. Ma nel processo produttivo di Choruba finiscono le parti della pianta che altre aziende non utilizzano.
Secondo i dati diffusi dal produttore, Choruba permette di ridurre del 90% il consumo di acqua (altro elemento che incide molto sull’impatto ambientale della produzione di cacao), valorizzando un ingrediente locale come la carruba.
E’ nata invece nel Regno Unito la startup chiamata Nukoko, che per sostituire il cacao punta invece sulle fave, la leguminosa che in primavera finisce anche nei nostri piatti mediterranei.
L’azienda ha annunciato lo scorso maggio di aver raccolto oltre 1,3 milioni di euro in finanziamenti da parte di vari fondi di investimento. Fondata nel 2022, Nukoko ha sviluppato un processo di fermentazione che imita da vicino la fermentazione tradizionale del cacao e promette di ridurre fino al 90% le emissioni di CO2 rispetto al cioccolato tradizionale.4
Il loro cioccolato offre una serie di benefici nutrizionali propri della fava, come l'alto contenuto di proteine, fibre e antiossidanti, e una minore quantità di zuccheri.
Cambiamento climatico, andamento dei prezzi, impatto ambientale e sociale, spingono per pratiche agricole a minore impatto e per soluzioni alternative che rendano il cibo degli dei più sostenibile.
Sarà sempre cacao meravigliao?
Le balle di Shein
L’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha aperto un’istruttoria nei confronti di Infinite Styles Services CO. Limited con sede a Dublino, azienda che gestisce il sito web italiano di Shein.
Sotto la lente sono finiti i messaggi promozionali ingannevoli oppure omissivi relativi alla sostenibilità ambientale dei capi di abbigliamento venduti da Shein.
Secondo l’Agcm, «la società cercherebbe di veicolare un’immagine di sostenibilità produttiva e commerciale dei propri capi d’abbigliamento attraverso asserzioni ambientali generiche, vaghe, confuse e/o fuorvianti in tema di “circolarità” e di qualità dei prodotti e del loro consumo responsabile».
Anche il presunto processo di decarbonizzazione di Shein sembra essere contraddetto dal consistente incremento delle emissioni di gas serra indicato nei rapporti sulla sostenibilità di Shein per il 2022 e il 2023.
Una sostanziale conferma del greenwashing operato dall’azienda con sede centrale a Singapore, additata in passato anche per lo sfruttamento del lavoro in Cina, l’impiego di sostanze chimiche dannose nei capi venduti in Europa.5
Vade retro super fast fashion!
Nutrire l’anima
E’ un periodo denso di eventi utili per confrontarsi, trarre ispirazione e costruire una visione di futuro.
Mentre scrivo questa newsletter sono in viaggio verso Pordenone per godermi appieno l’evento organizzato da Hacking Creativity Podcast6 e salire anche sul palco per un breve pitch.
La scorsa settimana ho invece partecipato a 3 eventi tra loro molto diversi.
Prima l'Italian Tech Week, dedicato al mondo dell'AI e a tutto quello che ci gira attorno. Ospiti di prestigio e talk orientati verso il futuro.
Poi i 25 anni di Banca Etica, un istituto bancario di cui sono socio, che finanzia esclusivamente ambiti di interesse collettivo di impronta sociale e ambientale.
Per finire ho visitato TerraMadre, l'evento creato da Slow Food per celebrare il cibo, la natura e sottolineare quanto sia importante averne cura.
Ambiti molto diversi tra loro, accomunati però dalla volontà di aggregare persone, di favorire lo scambio, il dialogo e l'arricchimento.
Occasioni per condividere conoscenze, creare opportunità, incontrare persone.
Il valore che ne ho tratto io è una visione di futuro, inevitabilmente impregnata di innovazioni tecnologiche, ma dove lo spazio per l'etica, il rispetto dell'ambiente e delle persone, non può mai venire in secondo piano.
Per questo credo sia importante capire come si possa sfruttare al meglio l'intelligenza artificiale, come gestire in senso pienamente etico gli investimenti destinati ad imprese a scopo sociale e ambientale, come si possano valorizzare e preservare la Terra, le coltivazioni e il cibo che nutre il corpo e l'anima.
Argomenti chiave per il nostro futuro e di quello del pianeta di cui siamo ospiti.
Meglio non dimenticarsene.
È tutto per questo numero di Perbacco! Una puntata dolce amara, come sempre scritta con il cuore. Lo stesso ❤️ che puoi cliccare giù in fondo se ti è piaciuta questa puntata. Puoi anche condividerla con chi potrebbe apprezzarla.
Se è la prima volta che leggi Perbacco! puoi iscriverti qui sotto.
Per domande o richieste di collaborazione puoi rispondere a questa newsletter o mandarmi un messaggio di posta. Se invece vuoi leggere le precedenti puntate di questa newsletter vai all’archivio di Perbacco!
Mi trovi anche sul mio sito, LinkedIn e Instagram.
Molti dei dati citati in questo numero sono stati raccolti da Sustainability by numbers.
Le possibili alternative green e altri dati sull’argomento sono reperibili su Climatechangenews.
Della coltivazioni di cacao in Africa Occidentale e del Regolamento EU ha scritto Il Post.
Di Nukuoko ha scritto il portale EU-Startups.
Puoi capire meglio di cosa parla il podcast Hacking Creativity visitando il loro sito web.
Prima o poi devo provarla la "cioccolata" di Foreverland, ne parlano tutti.
PS: ci vediamo a Pordenone 😊
Avevo letto per un attimo: le balle di Shlein! 😲