Non dire pacco se non ce l’hai nel piatto
👨🏻💻 Perbacco! #19 - L'evoluzione del packaging come strumento di marketing ed il suo impatto ambientale
Ciao! Eccoci ad una nuova puntata di Perbacco! - la newsletter dedicata a sostenibilità, marketing e comunicazione.
Inizio con una novità.
Scrivere questa newsletter è un vero piacere. Mi permette di trattare temi che mi stanno veramente a cuore per condividerli con te e tutte le lettrici e i lettori che in questi mesi si sono iscritti così numerosə a Perbacco!
La newsletter è gratuita, costa però molto tempo prepararla e di tanto in tanto ho dovuto a malincuore far saltare qualche puntata, come è successo la settimana scorsa, complice il ponte festivo.
Ho deciso perciò d’ora in poi di farla uscire ogni 2 settimane. Spero che questa cadenza mi aiuti ad offrirti una newsletter ancora migliore.
A proposito, che ne dici di farmi sapere la tua opinione? Qui sotto trovi 5 brevissime domande anonime che ci aiuteranno a sintonizzarci meglio. Ci metti un attimo, promesso!
Quando vado al supermercato mi muovo come un Pac-Man tra le corsie che conosco a menadito. Poi mi avvicino alle casse scommettendo sulla coda più corta, mettendo un segnaposto mentale alle persone che sono in coda nelle altre casse, sperando alla fine di finire prima di loro e uscirne vincitore.
Sono però uno di quelli che se deve comprare qualcosa al di fuori della routine, guarda attentamente le etichette, scannerizzando visivamente ingredienti, origine e bollini vari.
Quando qualche settimana fa ho letto Packaging CO2 Impatto Zero su una confezione di pasta, ho alzato il sopracciglio manco fossi Ancelotti.
Era un pacco di pasta Garofalo che presenta questo nuovo packaging composto per il 30% da plastica riciclata, ottenuta dal riciclo chimico dei rifiuti. Tornerò tra poco sugli aspetti più tecnici.
Sulla stesso lato della confezione compare anche un QRcode, strumento ormai sdoganato dalla pandemia, che punta a www.innamoratidelpianeta.it, il claim del nuovo progetto.
Sul sito si trova un breve video e la promessa che “la percentuale di plastica riciclata nei nostri pack sarà aumentata in futuro. L’obiettivo è essere sempre più sostenibili”.
Etichette parlanti
Il ruolo determinante del packaging nel marketing è ormai un pezzo di storia e sta assumendo un’importanza ancor maggiore sia per le imposizioni di legge e le pressioni che arrivano dall’UE per combattere il greenwashing, sia per le esigenze di conoscenza del consumatore.
Il packaging è di fatto diventato un nuovo media, su cui convogliare i messaggi chiave che le aziende vogliono trasferire ai consumatori. Come lo ha definito
sulla sua “un piccolo banner in quel metaverso chiamato realtà”.Vediamo qualche dato dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy sul tipo di informazioni che compaiono sul packaging di 130.000 prodotti di largo consumo analizzati nel 2022.
Tra le informazioni che più spesso compaiono sulle confezioni di beni di largo consumo troviamo:
il rich in (es. ricco di fibre, oligominerali e altri messaggi simili) sul 12,2% dei prodotti
il lifestyle (es. i prodotti vegani, vegetariani, bio, kosher, halai) nel 14% dei casi
il free from (es. non contiene olio di palma) per il 16,9%
l’italianità sul 28% dei prodotti
la sostenibilità e la riciclabilità rispettivamente sul 27% e 44,8% dei prodotti venduti e sono in trend crescente rispetto gli anni precedenti.
Le informazioni sono quindi decisive nel processo di scelta del consumatore, anche per raccontare la propria sostenibilità, ma si pone un’altra questione: la disponibilità di spazio sulle etichette.
Per questo motivo è in corso l’evoluzione del tradizionale codice a barre in direzione del Digital Link. È un QR code che consente, oltre all’identificazione univoca del prodotto come avviene ora con il codice a barre, anche il collegamento a tutte le possibili informazioni relative a quel singolo prodotto.
In sostanza vedremo sempre più QRcode sulle confezioni, non solo per raccontare un progetto come fa Garofalo, ma per fornire una visione meno idealistica e più pragmatica.
Come evidenziato durante la manifestazione TuttoFood di Milano poche settimane fa, la comunicazione della sostenibilità sta attraversando una trasformazione significativa, passando da concetti astratti a messaggi più tangibili e rilevanti per il consumatore che passano anche dalle confezioni.
Si passa quindi (cito testualmente):
Da “buono per il pianeta” a “buono per te”, con una narrazione che crea una corrispondenza tra benefici per sé e per il pianeta.
Da “eco idealismo” a “eco pragmatismo”, con un linguaggio che evolve da metafore iperreali di un futuro ideale ad un tono diretto, pratico con radici nel presente e messaggi concreti anche se a volte con immagini imperfette.
Da “scientifico e funzionale” a “inclusivo ed empatico”, passando da codici tecnici e razionali a una relazione emotiva e più coinvolgente.
Da “approccio formale” a “sostanziale”, in cui un’opportunità accessoria diventa un elemento fondante e verificabile della marca.
La dichiarazione di sostenibilità deve quindi essere concreta se vuole creare un legame autentico tra il consumatore e il brand.
Da questo deriva anche l’importanza della scelta dei materiali del packaging, che devono ridurre al minimo l’impatto ambientale.
Con quali materiali
Se guardiamo al mondo delle plastiche, l’ultimo report di IDTechEx “Sustainable Packaging Market 2023-2033", offre una panoramica sui materiali e le tendenze tecnologiche che guideranno il settore nel prossimo decennio.
Ad oggi la stragrande maggioranza del packaging, inclusi i contenitori di vario genere per bevande e detersivi, è dominato dal polietilene tereftalato (PET), su cui si basa il riciclaggio meccanico.
Una tecnologia di downcycling, cioè si riutilizza un materiale per ottenere un nuovo prodotto di qualità inferiore a quello iniziale, che però ha dei limiti proprio nelle possibilità di riciclo. La nuova plastica diventa meno resistente o meno lucida e flessibile e la sua stessa capacità di riciclo si esaurisce comunque in un paio di cicli di vita.
Sta crescendo la quota di riciclaggio basata su tecnologie termochimiche, come quella a cui fa riferimento Garofalo sulle sue confezioni. Trasformano i rifiuti di plastica in nuova plastica vergine consentendo di lavorare plastiche miste che invece non possono essere riciclate meccanicamente.
Cresce anche la quota delle bioplastiche, cioè materie plastiche a base biologica come i polimeri biobased, la nanocellulosa, altre basate su fibre vegetali non legnose o sul micelio, l’apparato vegetativo dei funghi.
Alcune soluzioni sono ancora in via di sviluppo e in prospettiva le nuove tecnologie avranno maggiore diffusione, ma ...
Non è la soluzione
Il punto nodale è che
La plastica è intrinsecamente incompatibile con l'economia circolare
come ha affermato Greenpeace USA nel suo ultimo report dal titolo esplicativo “Forever toxic”.
La plastica riciclata aumenta la sua tossicità, comprimendo al suo interno livelli più elevati di sostanze chimiche come benzene, agenti cancerogeni, inquinanti ambientali e interferenti endocrini che possono causare cambiamenti nei livelli ormonali naturali del corpo.
Il packaging, oltre che riciclato ogni qualvolta sia possibile, dovrebbe essere ridotto al minimo o eliminato, favorendo il commercio di prodotti sfusi.
Ci sono però evidenti interessi contrapposti, testimoniati ancora una volta dagli scarsi risultati dell’ultimo incontro concluso a Parigi venerdì 2 giugno, tra i rappresentanti di oltre 200 Paesi del mondo messi insieme dalle Nazioni Unite per tentare di stipulare, entro il 2024, un trattato internazionale sulla riduzione della produzione della plastica nel mondo.
Pesanti interessi delle industrie fossili, interi Paesi che basano le proprie fortune sul petrolio e difendono le loro economie a scapito dell’ambiente e della salute di tutti i cittadini del mondo.
I prossimi anni saranno decisivi per capire cosa troveremo sugli scaffali del supermercato e come evolveranno le nostre abitudini di acquisto e consumo.
Nel frattempo prepariamoci a scannerizzare sempre di più QRcode se vogliamo capire meglio cosa c’è dietro un prodotto ed un brand che si dichiara sostenibile.
🤝🏻Ci vediamo al WMF?
La prossima settimana, dal 15 al 17 Giugno, sarò al We Make Future Festival di Rimini. Se ci sei anche tu e vuoi fare due chiacchiere, scrivimi su antoniodibacco@gmail.com e se ti va, vienimi ad ascoltare sabato 17 alle 13.40 nello stage dedicato alla Circular Economy.
👓 Spunti e appunti
Fare una campagna di sensibilizzazione tramite Whatsapp e la gamification. E’ quello che ha fatto il WWF in Germania.
Che ne dici di un trattamento per la pelle a base di acque reflue? Tranquillə, tutta roba buona!
Nuova missione nello spazio, stavolta con un equipaggio decisamente inedito allo scopo di realizzare un sogno per i più piccoli, ma non solo: 1.000 minifigure Lego con le loro tutine spaziali. Qui il video mentre si godono il panorama della Terra.
Improntata su un futuro sostenibile, di qualità, di collaborazione, con il suo stile ispirazionale che la contraddistingue. La nuova pubblicità che celebra i 50 anni di Patagonia.
Si può generare cibo proteico dall’aria? Nessun consumo di suolo, solo aria ed elettricità. E’ la solein, uno dei possibili cibi del futuro.
Di orti sui tetti ormai se ne vedono un bel po’ in giro. Un’ottima soluzione per la mitigazione del calore e la produzione di cibo buono anche nelle favelas brasiliane.
Piovono pesci! No, non è un film come Magnolia dove piovevano rane o come la serie Fargo dove a piovere erano proprio dei pesci. Accade ogni anno a Yoro in Honduras e Ogilvy ne ha fatto una case history per aiutare le popolazioni locali.
🎈E per finire in leggerezza…
Una foto dall’articolo pubblicato da The Guardian che celebra Martin Parr, appena nominato Master of Photography da Photo London. Uno dei grandi della fotografia contemporanea dallo stile inconfondibile.
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Chi sono
Mi chiamo Antonio Di Bacco e sono un consulente di Marketing e Comunicazione che aiuta le aziende a crescere adottando soluzioni innovative e sostenibili nel tempo, anche per il nostro pianeta. 🌍
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Il Digital Link su tutti i prodotti sarebbe un bel passo avanti. Molto puntuale la riflessione sulla plastica e sulla tossicità dei continui riciclaggi; la pressione forte da fare è sempre su chi progetta gli imballaggi, perché investa sempre più in ricerca e cerchi di ridurli (oppure eliminarli, quando possibile).
I 1.000 astronauti Lego mi hanno fatto impazzire 😅.