L'orso bipolare
👨🏻💻 Perbacco! #36 - Comunicare il cambiamento climatico tra simboli e realtà
Pensa ad un orso polare. Dove te lo immagini?
Fra le distese di ghiacci? Che si muove tra un iceberg e un altro? Magari si immerge in acqua per cacciare le sue prede.
Ora se guardi questo video vedrai cose ben diverse.
È stato girato dai ricercatori della U.S. Geological Survey e della Washington State University mettendo delle piccole telecamere su un gruppo di venti orsi polari. Vivono nella baia di Hudson, in Canada, dove la stagione estiva senza ghiaccio si è costantemente allungata dal 1979 a oggi, secondo dati pubblicati da Nature.
Li vediamo distesi inermi su un prato o su una spiaggia di sabbia, vagare tra cespugli, nuotare in acqua, scambiarsi delle tenere nasate tra di loro. Il ghiaccio non si vede neanche lontanamente.
La narrazione sugli orsi e quella sul cambiamento climatico è cambiata molto negli anni. Forse qualcosa ricorderai anche tu.
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È nata una star
In uno spot del 1988 si vede un orso polare rotolarsi nella neve fresca, giocare con i piccoli, scambiarsi tenerezze. In parallelo alcune immagini di un uomo e una donna e poi di alcuni amici che fanno come gli orsi evocando quella sensazione di freschezza e tenerezza. Sono gli attributi della caramella in questione, la Golia Bianca.
L’orso polare è sempre stato molto fotogenico.
Ci sono addirittura poster degli anni ‘20 del secolo scorso, che ritraggono interi gruppi di orsi che giocherellano e assumono pose plastiche su delle normali sedie, mentre bevono da bottiglie in vetro. Erano delle vere e proprie attrazioni da circo.
Compaiono anche in pubblicità di Campari di quegli anni, di Guinness qualche tempo dopo e ovviamente di Coca-Cola che poi negli anni ‘90 ne fece un punto fermo della propria comunicazione.
Ma nel frattempo qualcosa stava cambiando.
Nel ‘94 è Licia Colò a volare con un biplano su una distesa di ghiacci artici per farci vedere da vicino quella che ora è una specie in pericolo.
L'orso polare è diventato un'icona del riscaldamento globale per la sua diretta connessione con lo scioglimento dei ghiacci artici, un fenomeno che minaccia il suo habitat naturale. Un’immagine che ha catturato l'immaginazione pubblica e ha contribuito per qualche decennio a sensibilizzare sulle questioni climatiche.
Inizialmente, la narrazione del cambiamento climatico si è focalizzata su simboli potenti come l'orso polare o come il panda, altro animale a rischio a cui il WWF ha dato popolarità planetaria.
Sono incarnazioni visive dell'impatto umano sugli ecosistemi naturali. Dei catalizzatori emotivi che evocavano una risposta immediata e personale alla crisi climatica.
Poi è cambiato di nuovo qualcosa.
Un fenomeno complesso
L’orso polare non è mai uscito del tutto dalla scena pubblicitaria, ma gli è rimasta attaccata quell’immagine di freschezza, molto meno quella di specie in pericolo.
Coca-Cola lo ha animato in varie occasioni per far diventare anche lui un avido consumatore di bibite fresche. Heineken lo ha addirittura messo in uno zoo, dove un coraggioso gruppo di amici, sfrutta l’acqua ghiacciata della sua pozza per potersi poi gustare una birra fresca.
In termini di comunicazione climatica l’orso polare aveva un difetto sempre più evidente: rischiava di limitare la percezione del problema a specifiche aree geografiche o specie. Riduceva la complessità del cambiamento climatico a una singola immagine o problema.
Il rischio è che non si percepisca che il pericolo maggiore è proprio per noi umani. A rischio sono le nostre case, la nostra esistenza.
Esemplare in questo senso la campagna del WWF uscita pochi mesi fa: Il Panda Siamo Noi. Uomini e donne alle prese con le loro attività quotidiane, consumistiche, senza badare al rispetto dell’ambiente, all’inquinamento provocato. Scimmie e pappagalli esprimono tutta la loro disapprovazione. Il claim è emblematico: “Estinguerci. Lo stiamo facendo bene”.
Tutto vero. Verissimo.
I simboli utilizzati per narrare il cambiamento climatico sono cambiati nel tempo perché sono cambiate le comprensioni scientifiche e culturali del fenomeno.
Addirittura, secondo alcuni studiosi, è sbagliato prendere gli orsi polari come simbolo della crisi climatica perché le loro capacità di adattamento sono diverse a seconda della sottopopolazione osservata in regioni diverse. Alle Svalbard, in Norvegia, sembrano passarsela meglio che in Canada, ma pure in Canada gli Inuit dicono di vederne così tanti in certe zone che secondo loro gli orsi non sono a rischio.
L’orso diventa bipolare
Per qualcuno è a rischio e depresso, per qualcun altro è vivo e vegeto, iperattivo.
Gli scienziati confermano che dipende sempre da quale sottopopolazione si analizza, per cui il problema potrebbe essere più grave e più urgente in certe aree e (leggermente) meno in altre. Chi rischia di estinguersi prima e chi dopo.
È un po’ come succede per noi umani. Chi sopravvive meglio agli effetti del cambiamento climatico? Stanno meglio quelli che fuggono dalle inondazioni in Bangladesh o quelli che a Miami (per ora) si godono la casa vista oceano? Gli abitanti di Milano o quelli dell’Emilia-Romagna?
Rimane la realtà di quegli orsi in Canada, che per sopravvivere tentano varie strategie. I dati raccolti dicono che mentre erano a terra hanno riposato per il 98% del tempo per risparmiare energie oppure hanno viaggiato per 330 km in 3 settimane. Passano fino al 40% del tempo a cercare bacche, altro che foche.
Alla fine, tutti gli orsi, tranne un individuo che ha trovato una carcassa di mammifero marino sulla terra, hanno perso in media circa 1 kg al giorno, il che evidenzia che nessuna di queste strategie comportamentali è stata utile per estendere il periodo in cui gli orsi polari possono sopravvivere sulla terraferma.
Come dice bene Ferdinando Cotugno su Areale, grazie al quale ho scoperto questa ricerca e il video annesso: “Quegli orsi sono orsi, ma quegli orsi siamo anche noi, sono il non umano ma sono uno specchio dell'umano.”
La differenza è una e fondamentale. Se gli orsi hanno come unica possibilità quella di adattarsi, noi possiamo anche mitigare. Il che significa agire, fare qualcosa di concreto per cambiare il corso delle cose.
Le specie a rischio sono tante. L’orso, il panda, il rinoceronte bianco, l’uomo, che nel frattempo è diventato, suo malgrado, il protagonista della narrazione sulla crisi climatica.
La casa è una sola ed è a forma di sfera.
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👓 Spunti e appunti
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Forse la conosci già, ma c’è un app indispensabile per sedare ogni dubbio su come fare la raccolta differenziata. Junker app, ormai una garanzia. (Junker)
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L’algoritmo di LinkedIn dà spesso qualche grattacapo a chi lo usa per lavoro. Just Connecting HUB ha pubblicato una copiosa ricerca. Fabio Banzato ne ha fatto un utilissimo riassunto in un doppio post che puoi leggere qui.
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Un’illustrazione di Yo_runner.
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